– Fonte: Viktor Forgacs su Unsplash.
La transizione è conclusa, da alcuni giorni tutti i computer che uso per lavorare funzionano con un processore ARM Apple Silicon: un Mac Studio M2 Ultra di cui ho già parlato a lungo e che sta sulla scrivania del mio ufficio, un Mac Mini M1 16 GB/1 TB – rimasto semidimenticato su uno scaffale per motivi che non sto qui a dire – nell’ufficio casalingo e un Mac Book Air M1 molto molto basico (appena 8 GB di RAM e 256 GB di SSD, la metà di quello di mia moglie) per usi light e per quando devo andare in giro.
Dimenticavo, dalla scorsa estate c’è anche un iPad Pro 11” M1 che è una vera meraviglia e merita un post a sé stante.
Sul Mac Studio e sul Mini gira Sonoma, che non mi fa impazzire ma ormai c’è e ce lo dobbiamo tenere, mentre l’Air ha ancora Monterey. Appena possibile aggiornerò anche quello a Sonoma, per avere un ambiente coerente su tutte le macchine.
Inutile dire che, rispetto ai modelli Intel che ho usato prevalentemente finora, le prestazioni sono di un altro pianeta. I benchmark dicono già molto, ma ancora di più vale l’esperienza di ogni giorno, i programmi che si aprono in un amen, la fluidità delle applicazioni più avide di risorse, gli script in Python o R che prima richiedevano di minuti di attesa e ora invece finiscono quasi prima di poter battere ciglio.
Un altro indice della velocità di queste macchine è il tempo impiegato per installare (come al solito) da zero il sistema operativo e tutti gli applicativi che mi servono (e sono parecchi).
Con il Mini ho fatto tutto in un solo giorno (e si tratta di un centinaio di applicazioni da scaricare, registrare configurare una ad una), mentre un secondo giorno mi è servito per le cose più fini, come copiare i file da un Mac all’altro, configurare i meandri del sistema (una cosa piuttosto complicata che, per fortuna, la maggior parte degli utenti può risparmiarsi) e installare strumenti da Terminale come homebrew
e conda
, che per me sono essenziali per lavorare.
Rosetta si è installata da sola la prima volte che ho aperto una applicazione solo Intel e finora tutte le applicazioni che ho installato girano senza problemi, anche quelle più di nicchia che richiedono librerie più o meno specializzate. Del resto sono passati più di tre anni dalla presentazione dei primi Mac M1 e le asperità iniziali dovrebbero essere state risolte da tempo.
Insomma, la transizione da Intel ad Apple Silicon è stata facile, più facile di quello che mi sarei aspettato all’inizio e forse persino più facile del passaggio precedente da PowerPC a Intel. In ogni caso, molto più facile che attraversare una strada trafficata di Roma negli anni ‘60.
P.S. E i vecchi Mac che fine fanno? Come ho già scritto altrove, ho in mente un nuovo progetto per riutilizzarli al meglio, le prime prove sono molto positive ma prima di scriverne preferisco essere sicuro di certi dettagli. Stay tuned!