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Apple abbiamo altri problemi: uno sguardo ai bachi d'epoca di macOS

Sabino Maggi Sabino Maggi Segui 21-Feb-2024 · 7 minuti di lettura
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Immagine generata dall’IA di Microsoft Designer.

Nell’ultimo post ho descritto alcuni bachi freschissimi presenti in Sonoma, la versione più recente di macOS.

I bachi riportati qui, invece, si trascinano da svariate versioni di macOS e sembra che Apple non abbia nessuna voglia di sistemarli o che non li consideri dei veri e propri bachi. Questi problemi però, a differenza di altri report, non si verificano in condizioni estreme o dopo aver aperto un dazillione di file ma in normalissime condizioni d’uso, e quindi mi pare ancora più strano che non siano mai stati risolti.


I primi due sono più che altro incongruenze dell’interfaccia utente, molto sorprendenti se si considera l’attenzione quasi maniacale che Apple dedica ai minimi dettagli di design dei propri prodotti.

  • La barra di scorrimento (scrollbar) della lista delle applicazioni acquistate dall’App Store è parzialmente nascosta dal titolo della finestra e compare solo dopo aver scorso un certo numero di applicazioni (quante dipende dal numero totale di applicazioni presenti nella lista, se sono tante bisogna scendere parecchio per rivedere la barra).

  • La stessa cosa succede nella pagina iniziale dell’App Store quando si sposta il mouse nella parte superiore della finestra facendone comparire il titolo. Qui però gli elementi contenuti nella pagina sono pochi e quindi una parte della scrollbar rimane sempre visibile.


Questo invece è un vecchio baco relativo al Terminale.

  • Ho configurato le Impostazioni di Sistema > Scrivania e Dock in modo che l’opzione Preferisci pannelli quando apri i documenti sia sempre attiva. In questo modo, ogni volta che apro una nuova finestra nelle applicazioni che supportano questa funzione (fra cui il Terminale), macOS crea al suo posto un nuovo pannello all’interno della finestra già aperta.

    Ma se sto usando il Terminale con una configurazione personalizzata (ad esempio la mia ha 120 colonne x 40 righe) e seleziono la voce di menu Nuova Finestra scegliendo un profilo che ha una dimensione diversa (ad esempio quella di default di 80 colonne x 24 righe), viene sì creato un nuovo pannello, ma tutto il Terminale cambia dimensione e assume quelle del profilo appena scelto.

    In effetti questa potrebbe anche essere una scelta progettuale degli sviluppatori. Scelta che però contrasta con quello che succede quando l’opzione Preferisci pannelli quando apri i documenti è attiva solo a pieno schermo, perché qui il nuovo pannello assume invece la dimensione di quello di partenza.

    Va detto che con High Sierra era perfino peggio: ogni volta che si apriva un nuovo pannello il Terminale perdeva una riga. Per fortuna questo baco è stato corretto nella versione successiva di macOS.


Questo baco, per me che uso sempre la modalità Allinea alla griglia nelle finestre del Finder e ordino le icone dei file in modo visuale seguendo un ordine logico (almeno per me) e lasciando spesso degli spazi vuoti, è una grandissima seccatura.

  • Fino a El Capitan, se spostavo le icone di una cartella al di sotto del bordo inferiore della finestra, il Finder non faceva una piega e manteneva l’ordine delle icone spostate, lasciando uno spazio vuoto dove queste si trovavano in origine. Da Sierra in poi, invece, il bordo inferiore della finestra del Finder è diventato una specie di barriera invalicabile, per cui la stessa operazione fa rimbalzare le icone che sarebbero finite sotto il bordo nella parte superiore della finestra, ora rimasta vuota.

    Per evitarlo, bisogna trascinare le icone premendo contemporaneamente il tasto CMD (⌘), che in teoria serve per bypassare l’allineamento alla griglia, obbligando a ripristinare l’ordine delle icone in un secondo momento.


Questa chicca finale, quello che senza dubbio è il mio baco preferito di macOS, non è solo una seccatura ma, per dirla alla Camilleri, una grandissima rottura di cabasisi.

  • Proprio come per i documenti, io organizzo le applicazioni in modo visuale, raggruppandole in base alla tipologia e a quanto spesso le uso, e allinenando le icone alla griglia virtuale del Finder.

    Di conseguenza, lascio in cima alla finestra Applicazioni tutte le applicazioni preinstallate di casa Apple e quelle che aggiungo io subito dopo la prima configurazione del sistema operativo, Pages, Numbers, Keynote, XCode, iMovie, GarageBand e così via. Subito sotto ci sono quelle da ufficio (la suite Office 365 e LibreOffice, gestori di PDF), quelle per la comunicazione (Teams, Webex, Skype), poi i browser e le applicazioni di sincronizzazione e accesso remoto. Ancora più giù le applicazioni più specifiche per il mio lavoro, per scrivere, prendere note e gestire gli articoli, editare le immagini, sviluppare codice. In fondo finiscono le utility varie per tenere sotto controllo la temperatura del Mac, gestire la clipboard, scompattare i file strani, registrare lo schermo e, ogni tanto, eseguire una scansione antivirus del Mac (MalwareBytes).1

    Con questa organizzazione ci metto un attimo a scorrere la cartella Applicazioni in cerca del programma che mi serve, perché so a priori dove dovrebbe essere anche se non ne ricordo il nome esatto.2

    Purtroppo però, da non so più quante versioni di macOS, ogni volta che aggiorno macOS le icone delle applicazioni vengono sempre riordinate in modo alfabetico. Dato che per la cartella Applicazioni l’ordinamento alfabetico è quello di default, la maggior parte degli utenti non se ne accorge nemmeno. Ma chi, come me, preferisce un ordinamento personalizzato, è obbligato ogni volta a rimettere tutto a posto.

    Perché considero questo un baco e non una caratteristica voluta di macOS? Il motivo è banale: se per ogni cartella il Finder mi consente di ordinare i file in modi diversi – alfabetico, per data, per dimensione, per tipo – e mi consente anche di allinearli su una griglia o non ordinarli affatto, non si capisce perché mai la cartella Applicazioni dovrebbe comportarsi in modo diverso.

    Ci sono dei motivi tecnici alla base di questa decisione? Nell’uso normale la cartella Applicazioni può essere personalizzata esattamente come tutte le altre cartelle del Finder, quindi perché mai il Finder dovrebbe essere obbligato a resettare le personalizzazioni ad ogni aggiornamento, anche minore, del sistema operativo?

    Secondo la mia modestissima opinione questo errore, insieme a quello descritto al punto precedente, è legato ad un problema con i fetentissimi file .DS_Store, che gestiscono la configurazione di ciascuna cartella nel Finder e il cui formato è tenuto più segreto di ciò che avviene dietro i cancelli dell’Area 51.


Se qualcuno del team di sviluppo di Apple sta leggendo queste righe, può trovare un’oretta per sistemare questi bachi? Non dovrebbe essere troppo difficile, dateci una occhiata per favore, un vostro fedele utente ve ne sarà grato.

  1. La possibilità di organizzare le applicazioni e i documenti in modo visuale è una delle funzioni di macOS che me lo fa preferire a Linux o a, orrore!, a Windows, dove questo modo di lavorare semplicemente non esiste. 

  2. Sul Mac di casa su cui sto scrivendo ho 148 applicazioni installate, e per le mie abitudini non sono nemmeno tante. Ricordare il nome di tutte non fa per me, infatti non ho mai usato l’ordinamento alfabetico né tanto meno applicazioni come Alfred e simili. 

Sabino Maggi
Pubblicato da Sabino Maggi Segui
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