Il mio primo computer casalingo è stato il Commodore VIC-20, una tastiera beige da collegare alla TV che all’accensione metteva a disposizione ben (ben?) 3.5 kB di memoria (sì, avete letto bene, erano proprio 3.5 kilobyte, 3.500 byte).
Il VIC-20 costava poco, è vero, ma quei 3.5 kB disponibili erano davvero troppo pochi e mi costruii subito una scheda di espansione da 8 Kb di RAM statica, più lenta e costosa di quella dinamica ma con un circuito elettronico molto più semplice, adatto ad un hobbista inesperto come me. Accendere il VIC e avere 11.5 kB a disposizione sembrava un sogno. Peccato che il computer fosse inadeguato lo stesso.
Poco dopo vinsi al Totocalcio, avevo giocato con la mia ragazza e avevamo fatto 12, con il 13 avremmo guadagnato davvero un sacco di soldi. Ci accontentammo del nostro milione e mezzo di lire che, diviso in due, mi permise di comprare il Commodore 64, l’oggetto del desiderio dei giovani nerd di allora.1
Il Commodore 64 (o il Commodoro per gli affezionati) all’esterno era praticamente uguale al VIC-20, ma dentro era tutta un’altra cosa. Non solo per i 64 kB di RAM, ma anche per la presenza di due coprocessori dedicati uno alla grafica e l’altro al suono, che sollevavano il processore principale da questi compiti e rendevano tutto più fluido.
- Fonte: DrCommodore.it.
Anche se non sono mai stato particolarmente appassionato di giochi, c’erano due giochi per il Commodore 64 che mi hanno fatto perdere ore e ore davanti al computer e causato tante notti insonni.
Il primo gioco era Pitstop II, con lo schermo diviso in due e le soste obbligatorie per rifornirsi e cambiare le gomme. L’altro il favoloso Football Manager che, dicono gli esperti, è stato il primo simulatore del gioco del calcio dal punto di vista dell’allenatore, che deve gestire la squadra, comprare e vendere i giocatori e occuparsi degli aspetti economici del campionato, ma che poi assiste da bordo capo alla partita senza molte possibilità di intervenire. Un meccanismo semplicissimo, ma che proprio per quello catturava immediatamente e rendeva quasi impossibile staccarsi dallo schermo (Football Manager si può giocare online qui).
In cerca della magia di Football Manager ho provato a giocare ai gestionali calcistici moderni, ma sono troppo complicati, solo imparare le mille regole e regolette mi annoia e lascio subito perdere.
Ma il Commodore 64 per me non erano solo i giochi, anzi la cosa che mi piaceva di più era cercare nelle riviste del tempo programmi e routine interessanti da provare, che dovevo copiare pazientemente, riga per riga, sul Commodoro. Un lavoro certosino, ma che dava soddisfazioni quando si riusciva a far funzionare il programma.
La cosa peggiore è quando il programma non funzionava proprio, quando non era una questione di copia ma di codice sbagliato. E anche quella è stata una scuola di debugging, di ricerca dell’errore nel codice, tutto sommato anche nella vita, come con il maiale, non si butta via niente.
Fra tutti i programmi copiati me ne ricordo uno in particolare, un simulatore di circuiti logici che, a differenza del solito, mostrava come cambiava la forma d’onda del segnale in funzione dei dati in ingresso, una specie di oscilloscopio per segnali logici. Era lunghissimo e ci avrò messo chissà quanto a copiarlo e a correggere gli errori (miei), però era una cosa davvero avanzata per l’epoca e per quel tipo di computer.
Il Commodore 64 è stato per me anche una scuola di programmazione, per imparare a superare i limiti del suo BASIC e per spremere il più possibile dalla macchina. Avevo un bel po’ di volumi (fotocopiati) che parlavano del funzionamento interno del computer e con gli amici parlavamo ossessivamente, per ore, dei trucchi con i quali, a colpi di peek e poke, si poteva accedere alle locazioni di memoria non documentate (o meglio, documentate solo nei volumi in questione) e fargli fare le cose più incredibili.
Non è un caso che il mio primo articolo tecnico sia stato proprio dedicato ad un trucco di programmazione del Commodore 64, scoperto per caso. Più che un articolo era una breve lettera e il testo, a rileggerlo oggi, è davvero orribile, sembra più la dimostrazione di un teorema che un articolo da rivista, però quelli di Bit sono stati così gentili da pubblicarlo e mi hanno anche pagato!
Purtroppo il mio Commodoro ha fatto una brutta fine. Dopo qualche anno che non lo usavo più lo regalai ad una conoscente per farci giocare il suo bambino delle elementari. Durò una settimana o giù di lì, non so come ma il ragazzino riuscì ad infilare il connettore di alimentazione nella porta sbagliata e lo bruciò. Letteralmente. Più tardi ne ho comprato un’altro, e ho anche il Commodore 128 e l’unità a disco, ma non è la stessa cosa.
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In realtà era solo uno degli oggetti del desiderio, l’altro era il Sinclair ZX Spectrum, ma non voglio assolutamente entrare nella guerra di religione Commodore vs. Spectrum. ↩