Per la tesi avevo un problema: dovevo cercare di calcolare se era possibile realizzare un nuovo dispositivo elettronico funzionante a bassissima temperatura, quello che nel titolo della tesi sarà un “dispositivo ad anello di giunzioni Josephson”.1 In teoria era una idea interessante, perché la configurazione ad anello rendeva il dispositivo meno soggetto al rumore magnetico, ma anche se le equazioni matematiche dicevano che funzionava, non era affatto detto che fosse davvero fattibile.
Ma come calcolare i valori realistici dei parametri da usare per la realizzazione di questo dispositivo? A quei tempi di tecnologia sapevo solo l’indispensabile che mi permetteva di capire, più o meno, quello che dovevo cercare di ottenere. Il problema era che i parametri di fabbricazione dipendevano l’uno dall’altro in modi più o meno complicati, ogni volta che cambiavo il valore di un parametro anche gli altri ne erano influenzati.
Praticamente era la descrizione di un foglio elettronico. E allora perché non provare ad usarlo per risolvere il mio problema?
Con il senno di poi era un’idea folle. Eravamo più o meno fra il 1985 e il 1987 (e sì, allora ci voleva una vita per preparare la tesi) e anche se sapevo cosa fosse un foglio elettronico – del resto ogni mese leggevo avidamente Bit, MCmicrocomputer e, quando potevo, BYTE – non lo avevo mai usato e non sapevo se fosse adatto o no al mio scopo.
Per fortuna avevo degli amici che potevano darmi una copia, rigorosamente “pirata”, di Lotus 1-2-3, che aveva già soppiantato il VisiCalc come programma dominante per la gestione dei fogli elettronici, e cominciai subito ad imparare ad usarlo.
– Fonte: WinWorld, Lotus 1-2-3 per DOS.
Un vero spettacolo! Potevo inserire i dati di partenza, aggiungere un po’ di formule collegate una all’altra e, magia!, il foglio ricalcolava all’istante i valori dei parametri che mi servivano. Beh, quasi all’istante, perché i primi PC erano quelli che erano (cioè lenti) e il ricalcolo si vedeva chiaramente sullo schermo. Però, ragazzi, a mano ci avrei messo delle ore e invece lì tutto avveniva in pochi secondi.
A quel punto mi bastava far variare questo o quel dato in un certo intervallo per ottenere la risposta complessiva del sistema con il grafico associato. Ci voleva un po’, ma sempre infinitamente meno che sviluppando un programma apposito in Fortran.2
Dopo poco, tramite i soliti “canali”, riuscii ad avere una copia di Borland Quattro, che emulava al 100% il Lotus 1-2-3 ed era anche un bel po’ più veloce e che, come ciliegina sulla torta, faceva dei bellissimi grafici che stampavo con un plotter a penne HP (un oggetto favoloso).
Con l’aiuto di Quattro la tesi si concluse rapidamente, e feci pure un bella figura.
Inizia oggi una nuova serie di post, con cadenza occasionale, “Schede perforate”, nei quali voglio raccontare delle storielle di informatica personale. Roba leggera per una volta, che infatti uscirà (quando uscirà) di domenica, quasi a sostituire la vecchia serie “Playlist per Bora Bora”, che era una goduria da scrivere ma che non interessava a nessuno, o quasi.
Quale occasione migliore per iniziare questa serie che celebrare la ricorrenza di domani, il “giorno del foglio elettronico”? Perché proprio il 17 ottobre 1979 usciva VisiCalc per Apple II, il software che avrebbe letteralmente rivoluzionato l’uso del computer personale, trasformandolo da costoso giocattolo per soli nerd a strumento di lavoro per tutti, da tenere permanentemente sulla scrivania.
La bellezza di VisiCalc (e anche dei suoi successori 1-2-3 o Quattro) era la sua semplicità, chiunque poteva programmare un foglio elettronico facendogli fare cose che spaziavano dalla gestione di una azienda ad un semplice ricettario di cucina. Oggi Excel è letteralmente di un’altra galassia rispetto a VisiCalc, ma il diluvio di funzioni disponibili lo ha reso un prodotto molto lontano dalla indimenticabile semplicità d’uso dei primi fogli elettronici.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=5cNJNKkCQ2E]
-
A quei tempi imperava una sorta di accademia della Crusca interna e gli inglesismi erano banditi, c’è uno che ha dovuto scrivere “effetto traforo” al posto di “effetto tunnel”. Io sono stato più fortunato e me la sono cavata con “anello” al posto di “loop”. ↩
-
A posteriori ammetto che era un metodo molto rozzo. Il mio era di un problema di ottimizzazione vincolata e ora conosco delle tecniche molto efficaci per risolverlo, ma allora ero solo un pischello alle prime armi. ↩