Big Sur mi piace, ha portato una ventata di freschezza all’interfaccia grafica di macOS, un’interfaccia ormai familiare, ben assestata, rassicurante ma che, come le pareti di una casa abitata da tanti anni, attendeva con ansia una bella rinfrescata.
Big Sur
Dopo i fasti di Aqua, la prima interfaccia grafica di Mac OS X, tanto innovativa e dirompente con i canoni stilistici dell’epoca da dare un grosso contributo alla rinascita del Mac e dell’intera Apple, e dopo il passaggio al look grigio-metallico iniziato timidamente in Mac OS X 10.3/Panther e concluso con Mac OS X 10.5/Leopard, l’interfaccia grafica di macOS è sembrata stagnare per anni, un ritocchino qui e uno là, quasi sempre ispirato a iOS,1 ma niente di più.
Con Big Sur Apple ha cambiato radicalmente il linguaggio grafico di macOS, e lo ha fatto già a partire dallo sfondo che abbandona le noiose fotografie naturalistiche per tornare ad una grafica astratta molto moderna, chiaramente ispirata ai grandiosi sfondi dei primi Mac OS X che hanno rallegrato i nostri occhi per tanti anni (il mio preferito è quello di Tiger). E non solo i nostri, perché anche i grafici che curavano le distribuzioni di Linux di quegli anni si sentivano quasi in dovere di trarre ispirazione dagli sfondi di Mac OS X (e lo fanno ancora oggi).
Come tutti i cambiamenti radicali, Big Sur presenta dei difetti e delle incongruenze, che sono stati descritti molto bene da Riccardo Mori nella sua serie di articoli su Big Sur. La sua non sarà una recensione dettagliata e tecnicamente ineccepibile come quelle, inarrivabili!, di John Siracusa, ma le si avvicina parecchio.
Alcuni di questi difetti sono piuttosto evidenti proprio sull’Air M1. Ma cominciamo da quello che sull’Air non si vede, grazie alla potenza del processore M1. Sui Mac Intel Big Sur sembra molto più pesante dei sistemi operativi precedenti, magari con un i7 o un i9 non ci facciamo troppo caso, ma se abbiamo solo un i5 o peggio un i3, il rallentamento è abbastanza evidente. Certo, dopo un aggiornamento del sistema operativo è normale che il Mac fatichi un po’, magari perché deve convertire il filesystem da HFS+ a APFS e di sicuro perché sta indicizzando il contenuto del disco rigido,2 ma per chi è ancora fermo a Catalina o a Mojave questo è un aspetto da non sottovalutare.
Il Finder
Nell’elencare i difetti più evidenti di Big Sur sull’Air M1 mi voglio concentrare sul Finder che, anche per gli amanti del Terminale come il sottoscritto, rimane lo strumento principale per interagire con il Mac.
Io preferisco avere delle finestre del Finder piuttosto piccole, non solo perché così posso copiare o trascinare più facilmente file e cartelle da una finestra all’altra (per questo ci sono i pannelli e sono forse più comodi), ma soprattutto perché una finestra piccola mi permette di avere sempre in vista i file su cui lavoro, anche quando la maggior parte del desktop è occupata dal programma (o dai programmi) in uso.
Ma con Big Sur, ridurre le dimensioni delle finestre del Finder sull’Air M1 ha l’effetto collaterale di nascondere quasi tutte le icone della barra degli strumenti, dove rimane comunque un sacco di spazio vuoto che potrebbe essere utilizzato in modo più efficace.
Per confronto, ecco come ho configurato il mio Finder su Mojave, le icone della barra degli strumenti sono più piccole e tutte ben visibili e nel complesso mi sembra che il tutto sia molto più usabile.
La differenza sostanziale sta nel titolo della finestra, che nel Finder è il nome della cartella corrente. Fino a Catalina il titolo occupava uno spazio a sè stante in cima alla finestra, allineato ai bottoni colorati di chiusura/massimizzazione, mentre con Big Sur è stato integrato nella barra degli strumenti del Finder, rendendo necessario lasciare un po’ di spazio vuoto per mostrare tutto il nome della cartella. Ma anche così, quando questo supera la ventina di caratteri il Finder non ce la fa più a farlo vedere tutto e lo deve accorciare con dei puntini di sospensione, messi un po’ incongruamente alla fine del nome invece che nel mezzo, come siamo abituati a vedere da sempre nella finestra principale del Finder.
Ma come già detto, nel Finder di Big Sur c’è anche un sacco di spazio fra una icona e l’altra, come si può vedere meglio nell’immagine qui sotto dove l’area attiva dell’icona, cioè l’area sensibile al click del mouse, appare in un grigio leggermente più scuro circondata da una enorme area più chiara del tutto inutilizzata.
Se volessi vedere tutte le icone della barra degli strumenti dovrei allargare parecchio la finestra del Finder, una cosa che può non essere un problema su un monitor da 27”, ma che diventa piuttosto seccante sul piccolo schermo dell’Air, perché significa occupare più della metà della larghezza del desktop. L’unico vero vantaggio di questa configurazione è la possibilità di passare con un click da una all’altra delle quattro modalità di visualizzazione dei file, una cosa che trovo molto comoda e di fatto irrinunciabile (ma dovrei ricordarmi una buona volta che ci sono le combinazioni di tasti ⌘1 - ⌘4 per fare la stessa cosa).
C’è da dire che anche le icone della barra dei menu hanno subito lo stesso trattamento della barra degli strumenti del Finder, apparendo molto più separate l’una dall’altra rispetto alle versioni precedenti di macOS. Usando poco l’Air M1 (che tecnicamente è di mia moglie, io ne curo solo la parte tecnica) non me ne accorgo, ma se avessi tante icone sulla barra dei menu, come è normale sui miei Mac, questa potrebbe diventare un’altra piccola seccatura.
C’è sempre un modo
Come succede spesso, il Terminale ci viene in aiuto, perché basta eseguire il comando
$ defaults write com.apple.finder NSWindowSupportsAutomaticInlineTitle -bool false
e riavviare il Finder (o meglio ancora fare logout e login nel proprio account) per ripristinare l’aspetto che la barra del Finder aveva nelle versioni di macOS precedenti a Big Sur.
Ora la finestra del Finder può assumere un aspetto più congruente con le piccole dimensioni dello schermo dell’Air, mostrando allo stesso tempo l’intera barra degli strumenti. Esteticamente non è un gran che – il titolo della finestra in grassetto e l’icona colorata alla sua sinistra stonano con tutto il resto – ma se risolve un problema può essere un buon compromesso. In ogni caso, il comando complementare
$ defaults write com.apple.finder NSWindowSupportsAutomaticInlineTitle -bool true
seguito dal riavvio del Finder (o dal logout/login) permette di ripristinare in ogni momento la situazione originale.
Per cambiare invece l’aspetto della barra degli strumenti in tutte le applicazioni di Big Sur e non solo nel Finder, il comando da eseguire diventa
$ defaults write -g NSWindowSupportsAutomaticInlineTitle -bool false
dove il parametro -g
indica un cambiamento globale di configurazione. Anche in questo caso basta modificare il parametro finale in -bool true
per ripristinare la situazione originale.
Se vogliamo invece riavvicinare le icone della barra dei menu, pare che non ci sia alternativa ad usare Bartender, un programma da 17 euro ma che fa tante altre cose, per cui potrebbe essere un buon modo per investire i propri soldi. Chissà se prima o poi qualcuno scoprirà un comando da Terminale per risolvere la questione.
Ma c’è dell’altro
Big Sur mostra parecchi altri piccoli difetti, non ne farò una lista dettagliata che sarebbe stucchevole. Mi voglio invece concentrare su quelli che considero dei veri e propri bug, niente di grave per fortuna, solo delle piccole incongruenze che spero che Apple corregga prima o poi.
Primo esempio sono queste finestre di dialogo, nelle quali non si capisce perché il testo di uno dei pulsanti è in rosso o perché due azioni tutto sommato molto simili (perché potenzialmente pericolose per i propri file) hanno delle selezioni di default diverse.
Ancora più inesplicabile è il motivo per cui i menu di Big Sur mostrano le abbreviazioni da tastiera nello stesso tono di grigio delle voci di menu non attive. È vero che ora i menu sono più puliti dal punto di vista grafico, ma non c’era una soluzione più soddisfacente di far pensare che le abbreviazioni siano state disattivate?
Conclusioni
La freschezza di Big Sur è innegabile, i piccoli difetti elencati qui sembrano più che altro dei difetti di gioventù, che saranno corretti man mano che la nuova interfaccia grafica si consolida. Quello che è altrettanto innegabile è la convergenza fra l’interfaccia utente di macOS e quella di iPadOS. Una tendenza che, se realizzata in maniera coerente, non può fare che bene, soprattutto ora che fra Universal Control, Sidecar, processori della stessa famiglia, diventa sempre più difficile dire dove finisce il Mac e dove inizia l’iPad.
C’è chi ipotizza che l’aver separato nettamente le icone della barra del menu e della barra degli strumenti delle applicazioni sia il preludio all’introduzione sui Mac di uno schermo sensibile al tocco. Non so se sia vero e non so nemmeno se possa servire, personalmente ho provato brevemente ad usare le dita per gestire Windows 10 su un Surface della Microsoft ed è una impresa praticamente impossibile. Per fortuna Apple sa fare molto meglio.
In ogni caso ci sarà da divertirsi.