– Fonte: Krzysztof Kowalik su Unsplash.
Dropbox è ormai sinonimo di condivisione di file sul cloud (cloud storage), un servizio usato da tutti che ormai viene dato per scontato. Uno standard di fatto.
Facile da usare
Tutti i servizi concorrenti hanno copiato il suo modello d’uso facile e intuitivo: basta inserire un file nella cartella di sincronizzazione standard e il gioco è fatto, il file è disponibile immediatamente su tutti gli altri dispositivi associati, e attraverso l’interfaccia web su qualunque altro computer. Analogamente, qualunque file rimosso da questa cartella viene cancellato immediatamente anche da tutti gli altri dispositivi associati (ma per evitare errori che potrebbero essere molto dannosi, una copia del file cancellato rimane ancora accessibile per un mese tramite l’interfaccia web).
Questo modello d’uso, perfetto per la maggior parte degli utenti, poteva facilmente essere esteso dagli utenti più evoluti, ad esempio attraverso l’uso dei collegamenti simbolici (detti anche soft link o symlink) disponibili sui sistemi operativi basati su UNIX come macOS e Linux, tramite i quali era possibile sincronizzare qualunque file (o cartella) senza doverlo copiare nella cartella di sincronizzazione di Dropbox. Sembra una inezia, ma il supporto ai collegamenti simbolici aggiungeva a Dropbox una flessibilità che gli altri servizi concorrenti non riuscivano ad eguagliare. Ho usato questo metodo per anni e non ha mai perso un colpo.1
Per parecchi anni il servizio gratuito è stato più che sufficiente per le esigenze della maggior parte degli utenti non professionali (e anche per quelle di parecchi utenti professionali): lo spazio disponibile gratuitamente era piuttosto limitato, solo 2 GB, ma poteva essere esteso attraverso il passaparola: ogni utente iscritto al servizio poteva invitare dei nuovi utenti e, una volta completata l’iscrizione, entrambi ricevevano 1 GB di spazio gratuito in più (all’inizio, se ricordo bene, erano 500 MB).2
Solo tre dispositivi
Da un anno a questa parte però Dropbox ha deciso di focalizzarsi sull’utenza professionale a pagamento, più interessata alla facilità d’uso e all’accesso agli strumenti accessori che alla flessibilità del sistema, mettendo da parte gli utenti che utilizzano il servizio gratuito, che erano stati alla base del successo iniziale, travolgente, del servizio di sincronizzazione.
Il primo passo in questa direzione l’ha fatto a marzo dell’anno scorso, limitando a tre il numero di dispositivi collegabili ad un servizio gratuito. Questa limitazione non vale per chi aveva già più di tre dispositivi collegati al proprio account, ma diventa efficace ogni volta che si vuole aggiungere un nuovo computer, tablet o smartphone.
Aggirare questo limite non è difficile, basta attivare per un mese il servizio a pagamento per aggiungere permanentemente il nuovo dispositivo al proprio account. Dall’anno scorso l’ho fatto tre volte e finora non ho avuto nessun problema.
Ogni volta ho scelto di non continuare a pagare oltre il primo mese, non perché sia avaro ma perché nel frattempo Dropbox ha tirato fuori dal cilindro una nuova gravissima limitazione, che per quanto mi riguarda ha messo una pietra tombale su questo servizio.
Niente più soft link
Ad ottobre dell’anno scorso è arrivata questa email:
Ciao, Abbiamo migliorato il modo in cui sincronizziamo i link simbolici e volevamo farti sapere che questo cambierà il modo in cui i link simbolici compaiono nel tuo account.
Quando il marketing afferma di aver “migliorato” qualcosa, c’è sempre puzza di fregatura…
Cosa sta cambiando Da ora in poi su www.dropbox.com vedrai i symlink rappresentati come dei [semplici] file. I collegamenti simbolici sono simili alle scorciatoie e consentono di avere 1 cartella in 2 posizioni diverse sul tuo computer. […]
Grazie tante per la spiegazione, repetita juvant.
Solo i file e le cartelle presenti nella cartella Dropbox del tuo computer saranno sincronizzati. Ad esempio, se hai un collegamenti simbolico in Dropbox che si collega a una cartella esterna, [da ora in poi] non eseguiremo [più] il backup di quella cartella esterna. Quindi su www.dropbox.com vedrai solo il collegamenti simbolico e non la cartella.
Non ho avuto bisogno di finire di leggere l’email per sapere che la mia storia con Dropbox era finita. Definitivamente. Poter usare i collegamenti simbolici era una di quelle cose che mi aveva sempre fatto preferire Dropbox a tutti i servizi concorrenti (e di servizi di cloud storage ne ho provati più di quanto avrei voluto), toglierli di colpo era un vero colpo basso, altro che il “miglioramento” prospettato dagli strateghi del marketing!
Un nuovo servizio
C’è voluto un po’ a trovare un nuovo servizio cloud che funzionasse bene come Dropbox, che fosse flessibile a sufficienza per le mie esigenze e, perché no, fosse aperto e rispettoso della privacy degli utenti. Una volta trovato ho voluto provarlo a fondo (la condivisione dei file sul cloud è nel metodo di lavoro odierno), soprattutto per verificare che non succedessero cose deleterie come cancellazioni impreviste di documenti, conflitti, sincronizzazioni mancate e simili. Tutte queste prove richiedono un sacco di tempo, anche perché nel frattempo ci sono mille altre cose da fare e le scadenza di lavoro incombono sempre.
Ma finalmente il dado è tratto. Ho messo su da poco un nuovo Mac, attivando per la terza volta in un anno il servizio a pagamento di Dropbox per aggirare la limitazione sul massimo numero di dispositivi, ma ormai non ci sarà una quarta volta e alla scadenza del mese Dropbox inizierà a diventare solo un’ombra del passato, proprio come è successo qualche anno fa con SugarSync. All things must pass.
Resta solo da spiegare perché i collegamenti simbolici sono così importanti. Ma questo sarà l’argomento di un prossimo post.
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In realtà, quando ho iniziato ad usare i servizi di cloud storage preferivo SugarSync a Dropbox proprio perché consentiva nativamente di sincronizzare qualunque cartella presente sul disco rigido. Ma dopo la trasformazione di SugarSync in un servizio esclusivamente a pagamento (ma troppo caro e con troppi problemi), sono passato a Dropbox non solo perché era diventato il servizio standard di cloud storage ma anche perché, tramite il supporto ai collegamenti simbolici, mi permetteva di emulare abbastanza bene il funzionamento di SugarSync. ↩
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Facendo così sono riuscito ad ottenere ben 18.75 GB di spazio gratuito sul mio account Dropbox. ↩