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Google Maps e i 99 telefonini

Sabino Maggi Sabino Maggi Segui 7-Feb-2020 · 3 minuti di lettura
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https://www.youtube.com/watch?v=k5eL_al_m7Q

Cosa succede se si prendono novantanove telefonini collegati a Google Maps, li si mette in un carrellino e ci si fa una bella passeggiata mattutina per le strade semideserte di Berlino?

Lo ha fatto l’artista tedesco Simon Weckert, e quello che è successo lo potete vedere nel video qui sopra: su Google Maps la strada su cui stava camminando l’artista con il suo carrellino tecnologico da verde, tranquilla e senza traffico, diventa improvvisamente rossa, come se ci fosse un bell’ingorgo.

Fonte: Punto Informatico.

Quello che è successo ha destato un certo scalpore e tante testate ci hanno ricamato su, accusando Google di essere stata ingannata o perlomeno presa in giro dall’artista tedesco.

In realtà Simon Weckert ha semplicemente messo alla prova in modo intelligente l’algoritmo con cui Google Maps misura il traffico presente sulle strade.


L’idea originaria è stata di una startup istraeliana, Waze, che dieci anni fa pensò di sfruttare i dati di posizione e velocità trasmessi dai suoi stessi utenti per valutare il traffico in tempo reale. Questa caratteristica era anche la debolezza stessa di Waze: se il numero di utenti attivi era scarso, le valutazioni sul traffico non potevano essere molto affidabili.

Ma Waze è stata acquisita da Google nel 2013 e la sua tecnologia è stata integrata in Google Maps. E qui, in quanto a numero di utenti attivi, siamo su un altro pianeta.

Ogni utente di Google Maps trasmette continuamente la propria posizione e velocità, misurata tramite il GPS integrato nello smartphone, ai server di Google, che aggrega i dati in base alla posizione geografica e da questi valuta l’intensità del traffico in una determinata strada.

Stare fermi non vale: è impossibile discriminare se si sta fermi perché si è andati a prendere un caffè al bar o perché si è bloccati in un ingorgo, per cui questi dati non vengono nemmeno presi in considerazione.

Andare piano invece è un’altra faccenda. Se Google Maps si accorge che gli smartphone di tanti automobilisti vicini vanno piano o rallentano all’improvviso, considera questo fatto come un indice di traffico intenso e marca in rosso la strada interessata. Ma la risoluzione spaziale del GPS civile è limitata a qualche metro, per cui non sarà mai possibile distinguere se gli smartphone sono su macchine diverse o se sono accatastati in un carrellino trascinato per strada.


Ed è proprio questa caratteristica che è stata sfruttata da Simon Weckert per il suo hack. E che potrebbe essere utilizzata in futuro per scopi molto meno nobili, come deviare apposta il traffico su strade alternative per lasciare libera la strada principale durante una rapina. Roba da film? Può darsi, ma di certo si può fare. E se Google non ci mette una pezza al più presto, possiamo stare sicuri che qualcuno prima o poi lo farà.

La soluzione definitiva potrebbe essere quella di riuscire a discriminare se uno smartphone viaggia in auto, in biclicletta o a piedi, magari tramite l’osservazione di pattern tipici di uno o dell’altro mezzo di trasporto. E sono molto sorpreso di leggere che non sia già così.

Tanto più che, già ai tempi di Waze, un gruppo di studenti era riuscito ad imbrogliare il navigatore utilizzando una tecnica molto simile a quella usata da Simon Weckert. Quando si dice acquisire la tecnologia

Sabino Maggi
Pubblicato da Sabino Maggi Segui
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