All’inizio dell’estate compro una chiavetta USB per rimpiazzare l’ennesima pendrive perduta. Ormai sono così piccole che è praticamente impossibile non dimenticarle in giro o farle cadere per sbaglio dalla tasca. Dovrei decidermi ad attaccarle ad un portachiavi o a qualcosa del genere, ma poi diventerebbe molto più scomodo collegarle al computer. Per fortuna le uso solo (o quasi) per trasportare dei file da un Mac all’altro e perderne una non è mai troppo grave.
In genere uso le pendrive SanDisk, costano il giusto e sono abbastanza affidabili. Questa volta prendo una SanDisk Ultra Flair da 16 GB, che in teoria dovrebbe garantire velocità di scrittura vicine ai 100 Mb/s, ma che in realtà non va oltre i 30 MB/s. Niente di straordinario ma visto il costo può ancora andar bene, significa che ci vuole poco più di un minuto per trasferire un file di 2 GB sulla chiavetta.
La mia però è decisamente più lenta e impiega vari minuti per scrivere solo qualche centinaio di MB. In lettura va un po’ meglio, ma è sempre molto più lenta delle altre chiavette USB con cui ho a che fare.
Provo a saltare l’hub USB e collegare la chiavetta ad una porta USB del Mac. Provo a riformattarla in vari modi con il Mac e anche con un PC, perché so per esperienza che il Mac non gradisce più di tanto gestire i file system non nativi. Niente da fare, la chiavetta è e rimane lentissima.
A questo punto decido di rischiare e compro un’altra chiavetta identica. Questa funziona perfettamente, non è un fulmine ma è decisamente meglio della prima.
È chiaro che la pendrive originale ha dei problemi.1 Normalmente la butterei via senza pensarci, l’ho pagata 12 euro, è inutile perderci altro tempo. Ma ormai mi sono incaponito e decido di utilizzare per la prima volta la garanzia “a vita” (o quasi) con cui sono venduti questi oggettini.
Ormai sono passati dei mesi da quando ho preso la prima chiavetta e i rivenditori finali (Unieuro in questo caso) tendono sempre a evitare di svolgere queste pratiche in proprio, adducendo le scuse più cervellotiche. Non ho voglia di perdere tempo anche con loro e decido di fare da me. Vado sulla pagina apposita di Sandisk e provo a chiedere l’RMA (Return Merchandise Authorization), cioè la sostituzione in garanzia della chiavetta difettosa.
Non sembra difficile, basta compilare il modulo online, inserendo i dati personali (facile), il luogo e la data di acquisto (nessun problema, ho conservato la ricevuta), il tipo di prodotto (non facilissimo ma con un po’ di attenzione si può fare) e infine il numero seriale (e dove lo trovo?).
Per fortuna le istruzioni sono chiare, il numero seriale è inciso sulla chiavetta stessa, basta riuscire a leggerlo. È una parola, i caratteri sono microscopici e la mia vista non è più quella di qualche anno fa. Provo a fotografarlo con il telefono ma l’obiettivo non è adatto per le foto macro. L’unica macchina fotografica vera di casa ce l’ha mia figlia in Inghilterra, che faccio? Per fortuna arriva un’illuminazione, perché non provare con lo scanner? E in effetti con lo scanner ottengo una immagine ben definita nella quale il numero seriale si vede perfettamente.
Finisco di inserire i dati richiesti, allego le scansioni della pendrive e dello scontrino fiscale richieste da Sandisk come prova di acquisto, premo Invio, sono proprio curioso di vedere cosa succede.
Il giorno dopo arriva via email l’etichetta per la spedizione tramite UPS della pendrive difettosa. Sono perplesso, quanto costerà a Sandisk tutto questo ambaradan per una chiavetta USB da pochi euro? E quanto costerà anche a me, in termini di fastidi e tempo perso? Ci vuole una busta imbottita (a bolle d’aria, come precisa l’email), bisogna stampare l’etichetta, fissarla alla busta con lo scotch, cercare un negozio che la prenda in carico per il ritiro del corriere, trovare il parcheggio… Vale la pena fare tutto questo?
Ma ormai sono in ballo e vado fino in fondo (come avrei potuto scrivere questo articolo se non lo avessi fatto?).
Lascio la busta per il ritiro il lunedì e dopo una settimana esatta Sandisk mi avvisa che la mia richiesta di RMA è in fase di revisione. Il giorno dopo la richiesta è accettata. La chiavetta sostitutiva viene spedita il giorno stesso, da Brno nella Repubblica Ceca, sempre tramite UPS. In questo momento è in transito a Norimberga e dovrebbe arrivare lunedì prossimo. Non mi sembra che quelli di UPS siano mostri di velocità, e nemmeno Sandisk, in fondo.
Ben diverso quello che succede in casa Amazon. Pochi mesi fa una scheda microSD (sempre Sandisk, modello Extreme-_qualcosa_) installata nel cellulare Android di una figlia smette improvvisamente di funzionare. La tiro fuori, il Mac non la vede, Linux nemmeno, è decisamente morta. L’ho comprata da Amazon, compilo il modulo online relativo ai prodotti in garanzia, spiego brevemente quello che è successo e in un paio di giorni mi arriva una nuova scheda SD, senza altre richieste, buste, corrieri, ritardi. La vecchia scheda la tengo per qualche giorno poi, visto che Amazon non la vuole indietro, la butto via.
Amazon starà anche distruggendo il commercio tradizionale, ma forse una bella fetta di colpa ce l’hanno i commercianti stessi. Se un negozio virtuale garantisce più servizi e più diritti ai suoi clienti e ne semplifica la vita, qual’è il valore aggiunto offerto da un negozio fisico, quali sono i motivi per continuare a rivolgersi alla distribuzione tradizionale? Io non ho risposte, ma spero che qualcuno le abbia e le scriva nei commenti.
Aggiornamento. La chiavetta è arrivata il giorno stabilito e funziona regolarmente (anzi sembra un pelino più veloce di quella che ho già). Purtroppo non posso far sentire la mia opinione, tutto sommato positiva, a SanDisk: se clicco sul link contenuto nell’email che mi hanno mandato con la richiesta di valutare la procedura, tutto quello che ottengo è questo…
Ho l’impressione che quelli di SanDisk dovrebbero dare anche una ritoccatina alle parti di servizio del loro sito, guardare questa pagina fa un po’ cascare le braccia.
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Durante le vacanze ho letto il bel libro di Andrew “Bunnie” Huang, The Hardware Hacker (consigliatissimo!), dove c’è un intero capitolo dedicato al sottobosco del materiale elettronico falso ma praticamente indistinguibile da quello originale e venduto come se fosse materiale originale. Chissà se la mia chiavetta rientra in questa casistica. ↩