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Ma il Fusion Drive serve ancora?

Sabino Maggi Sabino Maggi Segui 25-Jun-2018 · 6 minuti di lettura
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Un amico mi ha chiesto tramite WhatsApp se gli conveniva o no prendere un iMac con il Fusion Drive. Gli ho risposto subito di lasciar perdere il Fusion Drive e di prendere al suo posto un disco SSD e che gli avrei dato una risposta più dettagliata tramite email. Ma dato che l’argomento può avere un interesse più generale e che, bontà sua, l’amico è un lettore di melabit, ho pensato di rispondergli in modo più articolato qui sul blog.

Innanzi tutto: cos’è un Fusion Drive? È una delle tante idee geniali di Apple che cinque o sei anni fa, quando i dischi SSD a stato solido costavano ancora cifre spaventose, decise di integrare un piccolo disco SSD ad un disco meccanico tradizionale, cercando di sfruttare gli aspetti migliori delle due memorie di massa, la velocità del disco a stato solido e la capienza di quello meccanico. La cosa più brillante non era l’implementazione hardware (usare dischi di caratteristiche diverse per scopi differenti non era certo una novità) quanto l’integrazione di questo sistema ibrido nel sistema operativo del Mac, che ce lo fa vedere come se fosse un disco (o volume) unico.

Il sistema operativo memorizza nella parte a stato solido del Fusion Drive i programmi ed i documenti utilizzati più di frequente, mentre sul disco meccanico rimane tutto quello che viene utilizzato meno spesso. Il meccanismo è dinamico e i file vengono spostati da un disco all’altro a seconda dell’utilizzo che l’utente ne sta facendo in un determinato momento.

Da un punto di vista logico, il meccanismo di funzionamento del Fusion Drive è molto simile a quello che succedeva una ventina di anni fa con la RAM. Allora la memoria RAM costava parecchio e quindi si preferiva accoppiarla ad uno spazio di swap sul disco rigido che sembrasse una specie di estensione logica della RAM stessa (non a caso questo spazio veniva chiamato anche memoria virtuale mentre oggi su macOS si chiama spazio di scambio). A seconda delle necessità del momento, il sistema operativo spostava i file in uso dalla RAM allo spazio di swap e viceversa e il tutto appariva come se ci fosse una quantità di memoria RAM doppia o tripla di quella reale. Naturalmente la memoria virtuale era molto più lenta di quella reale e quando il sistema iniziava a swappare, si sentiva il rumore inconfondibile del disco rigido accoppiato ad un rallentamento generale del computer, troppo impegnato a scambiare i dati fra la memoria reale a quella virtuale. Oggi la memoria virtuale esiste ancora ma con RAM da 8, 16 o 32 GB, è raro che venga usata pesantemente come allora (e quando viene usata così non è una cosa molto buona).

Ma torniamo al Fusion Drive.

Il Fusion Drive iniziale del 2012 era costituto da un disco meccanico da 1 TB e un disco SSD da 128 GB (quindi otto volte più piccolo). Oggi… idem, e in certi casi persino peggio.

Attualmente il Fusion Drive può essere montato solo nell’iMac e nel Mac Mini. Nell’iMac il Fusion Drive di base ha un disco meccanico da 1 TB accoppiato ad un SSD da soli 32 GB, mentre i modelli superiori hanno un disco meccanico da 2 o 3 TB e un SSD di 128 GB. Nel Mac Mini il Fusion Drive è diverso e ha un disco meccanico da 1 o 2 TB e SSD di 128 GB.1

Purtroppo l’efficienza di un Fusion Drive aumenta quando le dimensioni del disco SSD sono una frazione significativa di quelle del disco meccanico, mentre nei modelli attuali è successo il contrario, dischi meccanici più grandi ma SSD sempre più piccoli o al massimo di dimensione costante.

Sembra quindi che il concetto di Fusion Drive sia stato sostanzialmente abbandonato da Apple. Perché se l’idea era geniale cinque o sei anni fa e riusciva a risolvere un problema molto sentito in modo trasparente e ad un costo decente, il crollo dei prezzi dei dischi a stato solido oggi ha reso di fatto inutile un sistema ibrido come questo.

Quando si acquista un nuovo Mac è quindi molto più ragionevole scegliere un disco SSD di dimensioni consistenti ma non estreme, diciamo dai 256 GB a 1 TB al massimo (con l’ottimo in mezzo, il taglio ideale oggi è un SSD da 512 GB). Oltre il TB rapporto fra costo e dimensioni diventa eccessivo (ve la sentireste di spendere 3.360 euro in più per montare sul vostro iMac Pro un SSD da 4 TB?)

E se serve più spazio? Nessun problema, basta aggiungere un disco esterno meccanico da 1 TB o più, dove memorizzare tutti quei file che non hanno necessità di velocità di accesso estreme o che non utilizziamo spesso, foto e musica in primo luogo ma anche progetti lavorativi conclusi.2 Inutile strafare sulle dimensioni, meglio comprare un disco delle dimensioni che ci servono oggi (diciamo un disco grande non più del doppio dello spazio occupato dai file che vogliamo metterci su), tanto se fra un anno o due lo spazio finirà, il costo di un disco rigido più grande sarà sceso tanto da farci comunque risparmiare rispetto all’aver acquistato oggi un disco top di gamma. E se i file da mettere nel disco esterno non occupano troppo spazio, si potrebbe perfino decidere di prendere un disco SSD economico ma di qualità da installare in un case esterno.

Meglio invece strafare sulla porta di interfaccia del disco esterno: l’USB 3 è il minimo sindacale, con USB-C (per i Mac che ce l’hanno) o Thunderbolt è difficile accorgersi che stiamo usando un disco meccanico esterno, l’unico rallentamento che si avverte è l’avvio iniziale quando il disco rigido è a riposo.

Tutti i miei Mac fissi sono configurati in questo modo e, con qualche collegamento simbolico ben piazzato, non mi accorgo nemmeno di avere due, tre e a volte anche quattro dischi diversi collegati permanentemente al Mac invece di un unico disco rigido di dimensioni molto grandi. Non sarà comodo ed integrato con il sistema operativo come il Fusion Drive ma è molto più efficiente.

  1. Visto lo stato comatoso del Mini che non viene aggiornato dall’ottobre 2014 (quasi 4 anni), è probabile che anche il Fusion Drive sia un modello altrettanto datato e ormai obsoleto dal punto di vista tecnologico. 

  2. Ovviamente questo disco esterno deve essere separato dal disco per Time Machine, che sul Mac sin dai tempi di Leopard è una specie di assicurazione obbligatoria che vale ogni centesimo di quello che costa. 

Sabino Maggi
Pubblicato da Sabino Maggi Segui
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