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Bastardi con tanta gloria (seconda parte)

Sabino Maggi Sabino Maggi Segui 20-Mar-2018 · 5 minuti di lettura
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Duncan Hull, Flickr.

Nella prima parte di questa storia abbiamo visto quello che è successo ai veri ideatori del metodo di calcolo noto come il metodo Rietveld, il cui contributo è stato fino ad oggi totalmente disconosciuto, ma che almeno hanno potuto continuare a svolgere la loro attività accademica e di ricerca.

Molto peggio è quello che è successo a Rosalind Franklin, le cui immagini a raggi X fornirono a James Watson e Francis Crick la chiave per comprendere la struttura a doppia elica del DNA, una scoperta che dieci anni dopo gli valse il Premio Nobel per la Medicina.

All’inizio degli anni ‘50, dopo aver trascorso alcuni anni a Parigi ad occuparsi di cristallografia a raggi X, Rosalind Franklin si trasferì al King’s College di Londra, dove avrebbe dovuto dirigere e potenziare il laboratorio di cristallografia a raggi X con lo scopo di studiare la struttura ancora ignota del DNA. Ma il direttore del progetto, Maurice Wilkins, la pensava diversamente e considerava la Franklin solo una sua assistente, non una collaboratrice di pari livello.

La cosa generò un fortissimo attrito fra i due, che si parlavano a malapena, tanto che secondo James Watson, “Se appena avesse potuto, Wilkins avrebbe cacciato via la Franklin a calci”.

In questo clima gelido avvenne la famosa visita di James Watson al King’s, durante la quale Wilkins, senza preoccuparsi minimamente di chiedere il permesso alla collega, mostrò a Watson le immagini a raggi X del DNA realizzate dalla Franklin. Fra queste c’era l’immagine chiave, la famosa Fotografia 51, dalla quale un occhio esperto poteva facilmente riconoscere la presenza di una doppia elica (per tutti gli altri, questa analisi dettagliata della Fotografia 51 risulterà illuminante).1

R. Franklin, Immagine a raggi X della molecola del DNA (forma B), meglio conosciuta come “Fotografia 51”.

Dopo aver visto questa immagine e aver letto di nuovo di straforo un articolo non ancora pubblicato della stessa Franklin, Watson e Crick ebbero la conferma di essere sulla strada giusta giusta e riuscirono a completare in pochi mesi il famoso modello strutturale a doppia elica del DNA, che gli valse nel 1962 il Premio Nobel per la Medicina insieme a Maurice Wilkins, l’ex “capo” di Rosalind Franklin.

Nel frattempo la Franklin – fuggita dal King’s College per lavorare in un ambiente più congeniale ed adatto a valorizzarne le capacità – si era ammalata di tumore alle ovaie, causato forse dalle radiazioni a raggi X assorbite durante la sua attività di ricerca (in quegli anni l’attenzione alle questioni relative alla sicurezza era pressoché nulla), ed era deceduta nel 1958, ad appena 37 anni.

Perché il Nobel non venne dato anche a lei? Le spiegazioni sono diverse: c’è chi ricorda che lo statuto del premio Nobel impedisce di attribuire premi postumi e che comunque il riconoscimento può andare al massimo a tre ricercatori. C’è chi invece ritiene che la Franklin sia stata vittima delle misoginia degli anni ‘50 e del disprezzo per le scienziate donne tanto comune in quegli anni. Lo stesso James Watson, nel famoso libro che racconta i retroscena della scoperta del DNA, La doppia elica, descrive la Franklin come

il prodotto di una madre insoddisfatta che aveva sottolineato eccessivamente l’opportunità di una carriera professionale che la potesse salvare dal matrimonio con un uomo ottuso.James Watson, La doppia elica.

Misoginia o no, Watson e Crick si guardarono bene di inserire Rosalind Franklin fra gli autori dell’articolo sulla struttura del DNA, nonostante fosse stato proprio il lavoro sperimentale della Franklin a metterli sulla strada giusta.

E non c’è dubbio che i due fossero ben consapevoli della grave scorrettezza fatta, tanto che nel 1999 James Watson ammise pubblicamente che

Sapete, c’è una specie di mito [sul fatto] che Francis [Crick] e io abbiamo rubato la struttura dalla gente del King’s. Mi avevano mostrato la foto a raggi X di Rosalind Franklin e, wow!, quella era un’elica, e un mese dopo avevamo la struttura e Wilkins non mi avrebbe mai dovuto mostrare quella roba. [Sia chiaro], non sono andato [a rubare] nel cassetto [della Franklin], mi è stata mostrata, mi hanno [perfino] detto le dimensioni, si ripeteva ogni 34 Angstrom, e sapete, io sapevo più o meno quello che significava, e quella foto della Franklin è stato l’evento chiave. È stato quello che, psicologicamente, ci ha messo in moto…
James Watson, Inaugurazione del Centro James Watson di Ricerca Genomica, Harvard, 30 Settembre 1999.

There’s a myth which is, you know, that Francis and I basically stole the structure from the people at King’s. I was shown Rosalind Franklin’s x-ray photograph and, Whooo! that was a helix, and a month later we had the structure, and Wilkins should never have shown me the thing. I didn’t go into the drawer and steal it, it was shown to me, and I was told the dimensions, a repeat of 34 angstroms, so, you know, I knew roughly what it meant and, uh, but it was that the Franklin photograph was the key event. It was, psychologically, it mobilised us…
James Watson, James Watson Center for Genomic Research Inauguration, Harvard, September 30, 1999.

Non saranno adatte a Quentin Tarantino, ma queste storie lasciano lo stesso l’amaro in bocca.

Bibliografia

[1] James Watson, La doppia elica, Garzanti, 2016.

[2] Anne Sayre, Rosalind Franklin and DNA, W. W. Norton & Company, 1975.

[3] Brenda Maddox, The dark lady of DNA?, The Guardian, 5 marzo 2000.

[4] Brenda Maddox, The double helix and the ‘wronged heroine’, Nature 421, 2003.

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Sabino Maggi
Pubblicato da Sabino Maggi Segui
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