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Nuovo Mac Pro in arrivo. Ma solo nel 2018?

Sabino Maggi Sabino Maggi Segui 12-Apr-2017 · 13 minuti di lettura
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Molto interessante la conversazione riportata da TechCrunch con alcuni top manager Apple, Phil Schiller, responsabile del marketing, Craig Federighi, responsabile del software, e John Ternus, vice-responsabile dell’hardware. Tutte figure di altissimo livello nell’organigramma Apple, note a chiunque guardi i keynote delle presentazioni dei prodotti Apple.

Che cosa hanno detto i tre parlando con un gruppo ristretto di giornalisti? Più o meno tre cose:

  1. i professionisti che usano i prodotti Apple hanno esigenze molto diverse, ma Apple li sta ascoltando e sta lavorando per loro;
  2. il Mac rimane fondamentale nelle strategie Apple;
  3. il Mac Pro a “cilindro” del 2013 è un progetto sbagliato e verrà sostituito da un modello riveduto e corretto, ma non prima del 2018.

Dal punto di vista delle comunicazione, queste tre notizie sono delle vere e proprie bombe. Perché significano che le aspre critiche di tanti utenti professionali dopo la presentazione del MacBook Pro con touchbar del 2016 – critiche accompagnate spesso dalla minaccia di abbandonare la piattaforma in cerca di prodotti più performanti e con un maggiore rapporto qualità/prezzo – hanno lasciato il segno (e che segno!) nel management Apple.

Non posso che esserne soddisfatto, visto che anch’io nel mio piccolissimo ho espresso le stesse critiche.

Il resoconto dettagliato dell’incontro potete leggerlo nell’articolo di TechCrunch già citato, oltre che su Daring Fireball, ArsTechnica o The Verge.

Per i commenti, vorrei citare questi due che mi sembrano particolarmente interessanti, Why Pro Matters e Mac Pro. E iPhone 4, anche perché esprimono opinioni profondamente diverse.

Per quello che mi riguarda, vorrei fare qui alcune considerazioni personali.

C’è pro e pro

Apple finalmente riconosce che ci sono più categorie di utenti professionali, e che a qualcuna di queste i sui prodotti recenti vanno decisamente stretti.

Ci sono voluti mesi di critiche, di confronti con l’offerta della concorrenza, di dimostrazioni pratiche dei limiti dell’hardware corrente, ma finalmente sembra che il messaggio si arrivato, forte e chiaro, al management Apple.

Come dice Phil Schiller, infatti,

“First of all, when we talk about pro customers, it’s important to be clear that there isn’t one prototypical pro customer. Pro is such a broad term, and it covers many many categories of customers. […] There’s music creators, there’s video editors, there’s graphic designers – a really great segment with the Mac. There’s scientists, engineers, architects, software programmers – increasingly growing, particularly our App development in the app store.
So there are many many things and people called pros, Pro workflows, so we should be careful not to over simplify and say ‘Pros want this’ or ‘don’t want that’ – it’s much more complex than that.”

“Quando parliamo di utenti ‘pro’, dobbiamo dire chiaramente che non c’è un utente professionale tipico. Pro è un termine molto ampio, che copre moltissime categorie [diverse] di utenti […]
Ci sono i creativi, che producono musica o video, o gli artisti grafici, un segmento fantastico [di utenti] del Mac. Ma ci sono anche gli scienziati, gli ingegneri, gli architetti, gli sviluppatori di software, un segmento in grande crescita, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di applicazioni sull’App Store.
Ci sono moltissime cose e moltissime persone che possiamo chiamare ‘professionali’, flussi di lavoro professionali, e dobbiamo stare particolarmente attenti a non semplificare troppo, a dire ‘i professionisti vogliono questo’ oppure ‘i professionisti non vogliono quest’altro’, le cose sono ben più complicate di così.”

Speriamo davvero che non siano solo belle parole.

Il Mac è vivo (e lotta insieme a noi?)

Se è vero che l’iPhone è da anni il prodotto di maggior successo di Apple, e quello che produce la stragrande maggioranza del fatturato (e soprattutto degli utili) dell’azienda, è altrettanto vero che la linea Mac, comprendendo sia i desktop che i notebook, produce un fatturato che la farebbe finire da sola a ridosso delle prime 100 aziende statunitensi.

Nemmeno un gigante come Apple può quindi permettersi di trascurarla.

Oppure, aggiungo io, prima di farlo dovrebbe pensarci bene. perché senza il Mac, non si potrebbero nemmeno scrivere le milioni di applicazioni che sono alla base della fortuna dell’iPhone e dell’iPad.

Per rifarsi ad una famosa pubblicità, “No Mac? No app!”

Riconoscere gli errori

Il Mac Pro a “cilindro” del 2013 è senza dubbio un bellissimo oggetto tecnologico, degno di stare in bella mostra sulla scrivania piuttosto che relegato sotto (nonostante tanti lo considerino più simile ad un bidone della spazzatura che ad un ciindro).

Praticamente la versione moderna e rivisitata del bellissimo Cube di inizio secolo.

Ma proprio come il Cube, anche il Mac Pro 2013 si è dimostrato più che altro un bell’esercizio di stile, ma inadatto ad essere una vera macchina professionale, troppo delicato e troppo poco espandibile ed aggiornabile.

Un progetto fallito in partenza, come hanno riconosciuto (quasi) esplicitamente persino i tre top manager Apple.

Che hanno aggiunto che gli ingegneri Apple sono al lavoro per produrre un nuovo Mac Pro riprogettato dalle fondamenta, facilmente espandibile ed aggiornabile come deve essere una macchina professionale per potersi definire tale.

Esattamente quello che era il Mac Pro precedente, un computer bello e praticamente perfetto, con il case bucherellato in alluminio, per poter smaltire meglio il calore, che si poteva aprire muovendo una singola leva, per la gioia degli smanettoni che potevano permetterselo.

Purtroppo il nuovo Mac Pro non sarà pronto per quest’anno, per ora dobbiamo accontentarci di qualche aggiornamento minore, due core in più allo stesso prezzo di prima, una scheda grafica più potente di quella standard ad un terzo del prezzo precedente. Un modo per cercare di non far crollare le vendite in attesa del nuovo modello.

Errori di hardware

Ma cosa aveva di sbagliato il Mac Pro 2013 dal punto di vista dell’hardware? L’ho già detto, poco espandibile e poco aggiornabile, ma anche troppo caliente, troppo temperamentale e delicato per essere veramente adatto ai lavori pesanti del professionista.

Espansione

Cominciamo dall’espandibilità. Tanti ricordano l’immagine del Mac Pro 2013 collegato a ben 42 dispositivi esterni, usando all’estremo tutte le porte di connessione disponibili.

Tecnologicamente una cosa fantastica. Praticamente un disastro, visto l’intrico di alimentatori, cavi e cavetti, che ne veniva fuori. Provate a tenere in funzione una cosa del genere senza essere esperti di hardware e poi ditemi, una spolveratina innocente può distruggere il lavoro di giorni. Cambiare postazione, poi… meglio non pensarci.

Non ho difficoltà a dire che, quando è stato presentato il Mac Pro mi piaceva e parecchio. Poi l’ho visto dal vivo e ho visto questa foto (non so in che ordine), e mi sono reso conto che c’era un vero abisso fra la gradevolezza estetica e l’uso pratico di un oggetto come quello.

È vero, situazioni estreme come quelle della foto non sono per niente comuni, ma anche solo collegare una decine di dischi e periferiche varie ad una macchina del genere (il minimo sindacale per un professionista) può procurare grattacapi inauditi. Soprattutto se si pensa che con il modello precedente gli oggetti più importanti e delicati, i dischi rigidi, finivano saldamente all’interno della macchina, lasciando all’esterno solo i monitor e ciò che per forza di cose doveva essere trasportabile.

Inoltre, l’idea di produrre una macchina professionale piccolina, espandibile tramite periferiche esterne, si basava sull’assunto che la connessione Thunderbolt avrebbe preso piede, diventando non dico popolare come l’USB, ma nemmeno il DOA che sembra essere oggi.1

Perché è chiaro che Thunderbolt sta facendo oggi la stessa fine di SCSI e Firewire, tecnologie di collegamento decisamente migliori delle concorrenti, ma anche troppo costose e poco supportate dai suoi stessi produttori.2

E sono abbastanza sicuro che aver messo USB e Thunderbolt nella stessa porta USB-C non renderà di certo più popolare la seconda a scapito della sempreviva USB.

Aggiornamento

Per la sua stessa natura, una macchina professionale deve essere aggiornabile. Se spendo 5, 6, 7, magari 10 mila euro per un computer, voglio – anzi pretendo – che il mio investimento duri il più possibile nel tempo, voglio che sia possibile sostituire i componenti principali della macchina per mantenerla aggiornata e performante anche dopo svariati anni di uso.

Prendiamo il Mac Pro 2009-2012, quello con il case bucherellato in alluminio di cui parlavo prima. Ancora oggi ci si può fare di tutto: cambiare il processore, aumentare la RAM fino a 128 GB, inserire dischi SSD a gogo, aggiornare la scheda grafica (ad esempio con queste) e perfino le schede di interfaccia.

E il Mac Pro 2013? Accontentatevi di cambiare il processore e la RAM, tutto il resto rimane e rimarrà esattamente com’era al momento dell’acquisto.

In particolare, niente nuova scheda grafica, anzi schede grafiche, perché il Mac Pro 2013 ne ha due.

Devono essere due, possono solo essere due, perché lavorano in parallelo. E, correggetemi se sbaglio, non possono essere aggiornate dall’utente finale. Avrebbe dovuto pensarci Apple, ma in quattro anni non l’ha mai fatto o meglio, l’ha fatto solo con il mini-upgrade di qualche giorno fa (vedi sopra).

Perchè in fase di progettazione Apple aveva scommesso sulla doppia scheda grafica, ma dal dal 2013 ad oggi il mercato è andato verso schede grafiche singole. Sempre più potenti, sempre più astronomicamente potenti, ma singole.

In pochi anni ci si è accorti che “two is not better than one”, che due schede grafiche accoppiate costano praticamente lo stesso di una scheda singola di pari livello, ma producono molto più calore e rumore, che è una vera dannazione cercare di ficcarle nel computer, che non è detto che le applicazioni siano ottimizzate per la doppia scheda grafica.3

Insomma, in pochi anni le scelte progettuali di fondo di Apple hanno tagliato fuori il Mac Pro da ogni possibilità di aggiornamento della sezione grafica.

Poco male, si dirà, perché in questi anni Apple non ha sostituito le due schede grafiche accoppiate con una scheda singola più potente?

Temperamento

E qui veniamo all’incredibile. Visto che Ternus, l’uomo dell’hardware è reticente, lo dice Federighi,

“I think we designed ourselves into a bit of a thermal corner, if you will. We designed a system that we thought with the kind of GPUs that at the time we thought we needed, and that we thought we could well serve with a two GPU architecture… that that was the thermal limit we needed, or the thermal capacity we needed. But […] being able to put larger single GPUs required a different system architecture and more thermal capacity than that system was designed to accommodate. And so it became fairly difficult to adjust.”

cioè

“Penso che il nostro progetto ci abbia messo in un angolo dal punto di vista termico, se vogliamo dire così. Abbiamo progettato un sistema che, con le GPU (schede grafiche) di cui all’epoca pensavamo di aver bisogno, e pensando di poter fare bene con l’architettura a due GPU… pensando che quello fosse il limite termico di cui avevamo bisogno, che quella fosse la capacità termica di cui avevamo bisogno. Ma… essere in grado di mettere una singola GPU [al posto delle due previste] richiedeva una architettura ben diversa del sistema e una capacità termica maggiore di quella per il quale il sistema era progettato. E quindi è diventato molto difficile aggiustare le cose.”

Anche solo leggendo il testo originale è evidente che Federighi è imbarazzato e un po’ reticente, cerca di dire e non dire, però alla fine le cose sono chiare: il progetto del sistema termico del Mac Pro è sbagliato, quando è sotto carico va in crisi e non riesce a dissipare tutto il calore prodotto.

Sembra incredibile, ma se Apple lo ammette così esplicitamente non ci possono essere dubbi che sia vero.

Ma torniamo alla questione delle schede grafiche. Il fatto che sia impossibile sostituire le due schede accoppiate del Mac Pro 2013 con una scheda grafica singola ma più potente è dovuto semplicemente al fatto che il progetto prevede che i tre lati della struttura di base del Mac Pro – due lati costituiti dalle schede grafiche e il terzo da scheda madre, RAM e alimentatore – producano un calore bilanciato, più o meno la stessa quantità di calore per ciascun lato.

Installando una scheda grafica singola ma superpotente come quelle attuali, un lato del triangolo diventerebbe molto più caldo degli altri due e il Mac Pro non riuscirebbe più a smaltire correttamente tutto il calore prodotto. Di conseguenza: niente nuove schede grafiche per il Mac Pro, a meno di non usare una scheda grafica esterna (bisogna vedere però se ne vale la pena).

Conclusioni (per ora?)

È chiaro, è evidente, è ovvio che anche per il Mac Pro, così come con il più recente MacBook Pro a sottiletta dell’anno scorso, la forma ha preso il posto della sostanza, il bel disegno ha prevalso sulle considerazioni ingegneristiche.

Perché non posso semplicemente credere che i tecnici, gli ingegneri di Apple, non abbiano messo in evidenza i limiti intrinseci del progetto, non abbiano avvisato il management Apple del ginepraio in cui si stavano cacciando.

Ma sembra che il management Apple ascolti troppe volte più i designer degli ingegneri, tranne poi fare mea culpa e cospargersi virtualmente il capo di cenere.

È successo con il Cube, e passi, in fondo è arrivato proprio all’alba della rinascita Apple.

È successo con l’iPhone 4 con il quale, se è vero che il problema alla base dell’antennagate è stato decisamente forzato ed esasperato dalla stampa (bastava solo evitare di mettere il dito a cavallo di una interruzione del metallo, cortocircuitando l’antenna esterna), è altrettanto vero che mi sembra impossibile che gli ingegneri non abbiano segnalato preventivamente la possibilità che si presentasse un problema del genere.

È successo infine con il Mac Pro, praticamente perfetto dal punto di vista del design, ma altrettanto praticamente inadeguato a svolgere i lavori pesanti degni del suo nome e del suo retaggio.

Si dice che non c’è due senza tre. Speriamo non ci sia il quattro.

  1. I lettori più attenti del blog forse ricorda che ho già parlato anni fa del film omonimo, anche se in tutt’altro contesto. 

  2. Esattamente come Betamax e VHS, con il primo enormemente migliore del secondo ma prodotto praticamente da una sola azienda, l’altro qualitativamente scarso ma disponibile a costi stracciati. 

  3. Le configurazioni a doppia scheda grafica possono mostrare delle immagini a scatti, il cosiddetto micro stuttering, in particolare a carichi elevati. Le cause non sono chiarissime: forse limiti di banda della connessione con la scheda madre o differenze minime nelle caratteristiche hardware. Qualcuno sostiene anche che possano essere problemi di driver. 

Sabino Maggi
Pubblicato da Sabino Maggi Segui
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