Non mi piacciono particolarmente le celebrazioni, ma per oggi faccio una eccezione doverosa. Perché il 9 gennaio di dieci anni fa Steve Jobs presentò il primo iPhone, il telefono che avrebbe reinventato il concetto stesso di telefono intelligente, rendendo finalmente praticabile portare con sé un vero e proprio computer con cui essere sempre connessi con il resto del mondo.
L’iPhone non venne fuori dal nulla, lo avevano preceduto i vari Communicator di Nokia e l’accoppiata Treo 600 e Treo 650 di Palm/Handspring, senza dimenticare i vari PDA Palm o gli Psion Revo e 5/5mx, computer palmari senza funzioni telefoniche che hanno però reso popolare l’idea del computer da portare in tasca.
Con l’iPhone Apple non ha inventato il telefono intelligente, ma lo ha reso realmente utilizzabile da chiunque e ovunque, affermando l’idea che si potesse interagire con il telefono solo con le dita, senza intermediazioni fisiche come la tastiera o lo stilo, che facevano a pugni con le dimensioni limitate dell’apparecchio.
Io ho usato per parecchi anni con molta soddisfazione sia i Treo che un Communicator,1 ma quando ho avuto a che fare (in treno e purtroppo solo per pochi minuti) con uno dei primissimi iPhone arrivati in Italia, mi sono accorto che era un vero e proprio game changer.
Il primo iPhone aveva però un grosso difetto: le applicazioni di terze parti potevano essere solo applicazioni web, quelle che oggi vengono dette applicazioni HTML5, una cosa che era troppo avanti per i tempi e che venne duramente criticata anche da personaggi del calibro di John Gruber.
“Se le web app che girano dentro Safari sono un ottimo mezzo per scrivere applicazioni per l’iPhone, perché le web app che girano dentro Safari non sono un ottimo mezzo per scrivere applicazioni per il Mac?… Non c’è dubbio che ci saranno delle fantastiche web app per l’iPhone. Ma ci sono tonnellate di grandi idee per il software dell’Phone che non possono [semplicemente] essere realizzate nella forma di web app.” – John Gruber
Apple ebbe il coraggio di correggere la rotta, introducendo pochi mesi dopo la possibilità di installare applicazioni (o meglio app, come siamo ormai abituati a chiamarle) che giravano nativamente sull’iPhone e con le quali si potevano adattare le funzioni del telefono alle necessità e agli stili di vita di ciascuno.
Ma il vero colpo di genio fu quello di mettere a disposizione un vero e proprio negozio virtuale da cui scaricare e installare con facilità tutte le app disponibili per l’iPhone. Una vera benedizione per chi ha usato gli smartphone precedenti, che costringevano a vagare per decine di siti diversi – spesso rapidamente evanescenti – in cerca dell’applicazione giusta o ad affrontare procedure bizantine e sempre diverse di installazione.
Per non parlare dei costi: prima dell’iPhone una applicazione per smartphone costava cifre da capogiro, anche svariate decine di dollari per cosucce tutto sommato limitate. Con l’iPhone i costi delle app si sono abbassati enormemente, perché l’enorme diffusione dello smartphone di Apple consentiva agli sviluppatori di aumentare a dismisura la base potenziale di installazione del proprio software.2
Ma realizzare l’iPhone non è stato affatto facile: dieci anni fa i telefoni avevano dimensioni decisamente inferiori a quelle odierne e gli ingegneri Apple hanno dovuto affrontare delle sfide tecniche enormi per riuscire a ficcare tutto l’hardware necessario nello spazio limitato a disposizione.
Il prototipo presentato il 9 gennaio di dieci anni fa nel corso del Macworld 2007 funzionava a malapena e si bloccava di continuo. Se fosse successo nel corso della presentazione sarebbe stato un fiasco inaudito. Invece – un po’ per fortuna ma tanto per la cura maniacale di Steve Jobs e dei suoi collaboratori verso i più piccoli dettagli – tutto è andato per il meglio e ha cambiato la storia della tecnologia.
La storia dello sviluppo dell’iPhone è stata raccontata qualche anno fa da Fred Vogelstein sul New York Times. Per chi non è troppo pratico dell’inglese ne esiste anche una sintesi in italiano, purtroppo molto meno godibile dell’originale.
Una lettura imperdibile per chi voglia capire come funziona, visto da dentro, lo sviluppo di un nuovo prodotto.