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Hello... again!

Sabino Maggi Sabino Maggi Segui 25-Oct-2016 · 4 minuti di lettura
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Ormai ci siamo, fra due giorni Apple presenterà i nuovi Mac nel corso di un evento intitolato molto significativamente “hello again”.

L’attesa dura ormai da troppo tempo, forse a causa della necessità di aspettare la piena disponibilità di Kaby Lake, l’ultima generazione di processori Intel presentata ufficialmente solo a fine agosto, meno di due mesi fa.

Come sempre i rumors impazzano. Una delle previsioni più accreditate riguarda la sostituzione della fila di tasti funzione della tastiera del MacBook Pro con una striscia OLED sensibile al tocco, i cui tasti virtuali cambino in base all’applicazione in uso. Più o meno come succede da sempre per la barra dei menu del Mac. Wow…

Ci sono poi tante previsioni sulla dismissione del MacBook Air, su nuovi iMac con risoluzione a chissà-quanti-K e ovviamente sul Mac Pro, che non è mai stato rinfrescato dalla sua uscita a fine 2013, più di mille giorni fa. Ri-wow…

Fosse solo questo, l’evento sarebbe francamente molto deludente.

Ma non ci credo, I don’t buy it. Se Apple ha scelto un titolo così eloquente come “hello again”, ci deve essere qualcosa di molto grosso in arrivo, altro che striscetta OLED.

La parola Hello è legata indissolubilmente alla storia del Mac. Per chi se lo ricorda, è comparsa già nel corso della presentazione del primo Macintosh nel gennaio del 1984 (allora il Mac si chiamava così, con il nome intero) e campeggiava in primissimo piano negli annunci pubblicitari della nuova macchina, sia sulla stampa che in TV. Molti anni dopo è stata usata di nuovo per presentare i primi iMac G3, la pietra miliare della rinascita Apple dopo i disastri degli anni ‘90.1

mac_128k_hello

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E allora, cosa potrebbe svelare Apple di veramente significativo nel corso del prossimo evento?

Non ho la sfera di cristallo, e quindi dico solo quello che vorrei che fosse presentato.

A me piacerebbe moltissimo un nuovo MacBook con tastiera staccabile, su cui possa girare indifferentemente macOS o iOS diventando, a seconda delle circostanze, un notebook o un tablet. Un computer ibrido con il corpo e la tastiera del MacBook Air e lo schermo dell’iPad Pro.

Si può fare: i processori Intel più recenti hanno una potenza tale da far girare senza problemi una versione emulata di iOS o, meglio ancora, una versione di iOS ricompilata per i processori Intel,2 garantendo allo stesso tempo una durata della batteria sufficiente a coprire l’intera giornata lavorativa. È forse persino possibile che gli ultimi processori ARM sviluppati da Apple possano far girare un emulatore di macOS senza troppi rallentamenti.

Del resto Apple ha sempre dimostrato di essere in grado di gestire molto bene la convivenza di applicazioni funzionanti su processori diversi e persino di sistemi operativi differenti.

È già successo al passaggio da OS 9 a OS X con Classic, l’emulatore integrato in OS X che ha permesso di continuare ad usare OS 9 e le sue applicazioni all’interno del nuovo sistema operativo. È successo di nuovo con Rosetta, che ha facilitato la transizione ai processori Intel, consentendo di utilizzare le applicazioni per PowerPC anche sui nuovi Mac Intel. Tornando molto più indietro nel tempo, potrei anche ricordare MultiFinder (ma questa è una storia che merita un post specifico).

Qualcuno potrebbe far notare che quello che ho descritto non è altro che il Surface di Microsoft.

Ma non è così, il Surface è penalizzato da un sistema operativo né carne né pesce, nel quale le App ottimizzate per il tocco sono una infima minoranza e la tastiera instabile lo rende poco adatto ad essere usato come notebook (a meno di non sedere ad una scrivania).

Quello a cui penso io è invece un ibrido che possa servire indifferentemente – e quasi senza accorgersene – sia da computer che da tablet, unendo il meglio dei due mondi ma mantenendo le necessarie differenze fra le due tipologie d’uso. Sarebbe veramente un nuovo inizio, come lo fu il Macintosh nel lontano 1984.

E sarebbe anche la riproposizione di quello che è già successo con l’iPod, l’iPhone, l’iPad o l’Apple Watch: prendere un dispositivo interessante ma realizzato male – che sia un lettore di mp3, un telefono, un tablet o un orologio – rivoltarlo come un calzino e farne una cosa innovativa e di grande successo.

Sarà questa la novità che bolle in pentola? Un paio di giorni di attesa e lo sapremo.

  1. Notate la differenza nella cura dei dettagli della presentazione rispetto ad oggi: quando Steve Jobs toglie il telo di copertura lo schermo dell’iMac è illuminato in pieno da un faretto che quasi nasconde il filmato successivo. 

  2. Non dimentichiamo che ai tempi dei Mac con PowerPC, OS X girava tranquillamente anche sui computer con processori Intel. Anzi, si può dire che sia stata proprio Apple a realizzare i primi Hackintosh

Sabino Maggi
Pubblicato da Sabino Maggi Segui
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