Come ho scritto qualche giorno fa, l’esperienza diretta con l’assistenza Apple vale molto di più di qualunque affermazione di principio sulla qualità del servizio. Ecco quindi un secondo racconto, un’esperienza vissuta in prima persona solo qualche settimana fa.
La batteria
Ad agosto l’iPhone di mia figlia maggiore comincia a fare le bizze. Tecnicamente l’iPhone è il mio, gliel’ho passato da un paio di anni sostituendolo con un Android. Non sono pazzo, io posso cavarmela senza troppi problemi con le asprezze del sistema operativo di Google, per lei, disinteressata digitale, l’iPhone è il non plus ultra, lo accende e va.
Non sempre.
Come dicevo, all’improvviso la batteria dell’iPhone comincia a perdere colpi. Caricato il telefono fino al 100% e staccato il caricatore, dopo pochi minuti l’indicatore di carica crolla a zero e il telefono si spegne.
L’ipotesi più semplice è che il il circuito di ricarica della batteria abbia perso la calibrazione e dia una indicazione sbagliata dell’autonomia residua.
Se è così, è facile da sistemare: si deve prima di tutto scaricare completamente l’iPhone, mettendo in loop continuo un brano musicale o un video (con il volume a zero per non impazzire), finché il telefono non si spegne. Poi si carica l’iPhone fino al 100% senza accenderlo, e infine lo si riavvia premendo contemporaneamente il tasto Home e il tasto di accensione fino a quando non compare sullo schermo il logo della mela.
Niente da fare, anche ricalibrando la batteria l’iPhone sta acceso al massimo un paio d’ore e, dopo un paio di giorni, tutto torna come prima. L’unico modo per usare il telefono è collegarlo ad una batteria esterna, per fortuna ne ho trovata una piatta che non da troppo fastidio una volta piazzata contro il retro dell’iPhone.
Finalmente mi decido a dare un’occhiata all’iPhone ammalato. Finora non ci ho nemmeno pensato, sicuro che fosse solo un problema di calibrazione. Tolgo la custodia, un guscio rigido così protettivo da mostrare solo lo schermo dell’iPhone, e vedo chiaramente quello che è successo: la batteria si è gonfiata tanto da staccare leggermente lo schermo LCD dal corpo del telefono.
Non c’è calibrazione che tenga, la batteria è chiaramente da sostituire. Per fortuna la guaina esterna ha tenuto e la batteria si è gonfiata senza esplodere.
Ho visto in giro la pubblicità di un nuovo laboratorio di riparazione specifico per i prodotti Apple. È vicino a casa, prendo la macchina e ci vado. Anche se non è un servizio ufficiale, l’ambiente segue i canoni dei negozi Apple: moderno, gradevole, pulito. Chi mi riceve è un po’ freddo, ma è anche cortese e preciso.
Ha perfino la batteria disponibile in magazzino, in mezz’ora mi può rimettere l’Iphoneo a posto. Una capatina al bar, un caffè, un’occhiata al giornale, un giretto a piedi, la mezz’ora (e più) passa rapidamente. Torno al laboratorio, l’iPhone è pronto. Costo: circa 30-35 euro, un vero affare, molto meno di quello che mi sarei aspettato.
L’iPhone è tornato a funzionare perfettamente.
Due livelli
Che c’è di strano in tutto questo?
Avete mai provato a rivolgervi al servizio di assistenza di qualunque altra marca, blasonata o no? Io sì, più di una volta (purtroppo). Locali squallidi, personale indisponente o proprio sgarbato, senza competenza, capace solo di prendere i tuoi dati e di preparare il pacco per la spedizione.
Personale che magari ti fa tornare a casa per recuperare la SIM del telefono da riparare, “Mi serve per i documenti!”. La stessa SIM che, quando torni in negozio, improvvisamente non serve più, “Gliel’ha detto la mia collega? Strano, si sarà sbagliata…”. Già.
E in tutti i casi il centro di assistenza fa solo da tramite e si limita a mandare il tuo telefono (o il tuo computer) chissà dove, chissà per quanto tempo. Per la riparazione ci vuole almeno un mese, di più se ci sono feste comandate di mezzo. E quando torna il responso è inappellabile, tante volte ti dicono che l’hanno riparato mentre invece tutto (non) va esattamente come prima.1 O magari ti dicono che non si può riparare in garanzia, perché “Il cellulare è stato usato sotto la pioggia ed è entrata l’acqua.”2
Ma perché, il cellulare non si può usare all’aperto?
È chiaro che qui stiamo parlando di due livelli diversi di assistenza. I prodotti Apple costano di più, è vero, ma l’assistenza funziona come un orologio. Nei casi normali è lo stesso Apple Store, il Genius o il centro specializzato che può effettuare la riparazione, in poche ore e a prezzi decenti.3
Con gli altri marchi è solo una questione di fortuna, anzi meglio di vero e proprio culo. Ma se mandare in assistenza per un mese un telefono non è quasi mai un grosso danno (chi non ha un cellulare di scorta in qualche cassetto?), provate a non poter usare per un mese il computer con cui lavorate e su cui ci sono dei documenti che vi servono con urgenza e poi ne riparliamo.
Anzi, poi vediamo chi butta veramente i soldi dalla finestra.
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Cose di questo tipo le ho sentite di persona decine e decine di volte. Del resto basta sfogliare dei vecchi numeri di PC Professionale, dove c’era una rubrica chiamata (vado a memoria) “Torti e ragioni”, per rendersi conto di quanto fosse comune ricevere dall’assistenza il computer che continuava ad avere esattamente gli stessi problemi di prima della riparazione. La rubrica non c’è più da anni. ↩
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Mi hanno detto proprio così diversi anni fa, lo giuro, per un Nokia di mia moglie. ↩
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Sarò stato fortunato, ma in tanti anni mi è successo solo una volta di dover mandare un prodotto Apple al servizio di assistenza remoto. È successo con un iMac G5 (proprio quello a cui ho sostituito il disco rigido con un SSD a cui si era bruciata la scheda video. La riparazione è stata fatta in garanzia, senza se e senza ma, anche se mancavano solo pochi giorni alla scadenza. Funziona ancora perfettamente. ↩