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Il CNR è anche questo: radiografie indisciplinate

Sabino Maggi Sabino Maggi Segui 12-Sep-2015 · 6 minuti di lettura
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Seconda puntata della saga sull’elezioni di un rappresentante del personale nel CdA del CNR. La prima parte può essere letta qui.

Alle elezioni partecipa tutto il personale a tempo determinato e indeterminato, ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi, ma possono essere eletti solo i ricercatori e i tecnologi1 di ruolo (cioè con contratto a tempo indeterminato), dotati di

alta qualificazione tecnico-scientifica nel campo della ricerca nonché di comprovata esperienza gestionale.

Quindi a leggere lo Statuto del CNR, i candidati dovrebbero essere prima degli scienziati di buon livello, e solo dopo dei buoni manager.2

Uno dei candidati è un ingegnere, Vito Mocella, ricercatore a Napoli presso l’Istituto di Microelettronica e Microsistemi, uno dei cento e passa istituti del CNR sparsi su tutto il territorio nazionale.

Premetto di non conoscere di persona Vito Mocella. L’ho solo visto in un paio di foto e, solo per qualche minuto, in una delle videoconferenze che ha tenuto la settimana scorsa. Non so se è antipatico e pieno di boria (non sarebbe il primo) o se è uno allegro con cui è piacevole andare a mangiare una pizza.

Non lo so e non mi interessa nemmeno. Quello che mi interessa veramente è se possiede una alta qualificazione tecnico-scientifica, come vuole lo Statuto del CNR.

A questo proposito, voglio riportare la storia raccontata su una mailing list proprio dal precedente candidato al CdA, fatto fuori dall’ineffabile Gelmini e sostituito dall’ex Rettore con grande famiglia. Riferisco la storia esattamente come l’ho ricevuta, divisa in due email successive, limitandomi ad aggiungere qualche nota e a togliere qualche dettaglio ininfluente.

Radiografia di Vito

Tranquilli, non ve la mostro. Vi parlo però della radiografia (tecnicamente e senza scendere nei dettagli è una scansione 3D ad elevatissima risoluzione fatta al sincrotrone) che Vito ha fatto ad un papiro di Ercolano bruciato nell’eruzione del Vesuvio del 79 dC.

Pensate, un rotolo di papiro scritto carbonizzato, completamente intoccabile pena la sua distruzione definitiva. Eppure l’esperimento di Vito ha dimostrato che dalla scansione è possibile leggere il testo scritto sul papiro, srotolandone virtualmente l’immagine 3D.

Tutto l’esperimento è stato pubblicato a Gennaio sulla rivista Nature Communications e sembra che sia l’articolo con il maggiore impatto mediatico nella storia della rivista.

Già, perché qualunque importante giornale o televisione o radio al mondo vi venga in mente, ha dedicato un servizio, un’intervista, un video alla ricerca, al suo scopritore e ai suoi risultati.3

Si intuisce che srotolare virtualmente tutti i papiri carbonizzati paradossalmente salvati per i posteri dall’eruzione e leggerne il contenuto può cambiare la Storia della Filosofia o della Letteratura antiche come le conosciamo, e questo giustifica l’incredibile impatto mediatico internazionale oltre che l’interesse scientifico nelle discipline umanistiche.

Perché ve ne parlo? Per mostrare l’eccellenza scientifica di Vito Mocella? Non esattamente, avrei potuto descrivere per esempio un’altra sua scoperta di qualche anno fa, il primo materiale di dimensioni macroscopiche invisibile, che lo rese noto sui media come il possibile inventore del mantello di Harry Potter.

In fondo (e per fortuna) il nostro Ente è pieno di risultati di eccellenza assoluta, che magari non hanno lo stesso impatto mediatico, ma che possono avere straordinarie ricadute immediate o a medio termine direttamente sulla nostra vita (basti pensare alle ricerche in biologia o medicina).

Mi e vi chiedo: un Ente (uso la E maiuscola) che ha la fortuna di avere un simile ricercatore e una simile scoperta, cosa fa?

Risposta semplice: chiede al ricercatore di cosa ha bisogno per progredire nella ricerca e gli mette a disposizione fondi e strutture.

Secondo voi, cosa ha fatto il nostro ente?

Così l’ente tratta i suoi ricercatori eccellenti?

Poco dopo la pubblicazione dell’articolo di Vito su Nature Communications a gennaio qualcuno, in Italia e nel CNR, forse a seguito dell’enorme eco mediatica internazionale, ha insinuato dubbi sull’originalità della ricerca di Vito.

L’insinuazione è stata fatta arrivare nelle alte sfere del CNR dove è stato paventato un procedimento disciplinare nei confronti di Vito, ovviamente senza esito poichè era basato sul nulla.

Non contenti del primo tentativo di intimidazione, Vito è stato segnalato poi alla Commissione per l’Etica della Ricerca e la Bioetica del CNR, salvo poi ritirare la segnalazione poiché appunto lo scopo era quello di intimidire.

E dal punto di vista scientifico?

Nessuna proposta concreta, anzi il tentativo di impadronirsi della ricerca (sempre nelle alte sfere), cercando di tenere Vito in situazione di sudditanza per via della (finta) pendenza dei procedimenti.

E le altissime sfere (intendo il Presidente)? Non sono state a guardare ed hanno fatto di tutto per contrastare la sua attività.

Il fatto che i tentativi in questione non siano andati – per ora – in porto è dovuto alla tenacia di Vito, che non è solo un eccellente scienziato ma anche una persona che non si lascia intimidire, ma anzi sa come reagire con tenacia.

Pare poi che il timore che questi movimenti sotterranei nel CNR potessero compromettere la ricerca di Vito e dei suoi colleghi abbia addirittura indotto il governo tedesco ad intervenire a livello europeo per placare certe manovre.

Così l’Ente ha mostrato di difendere la ricerca e i suoi ricercatori?

Conclusioni

Ma perché qualcuno dentro il CNR dovrebbe contestare i risultati ottenuti da un ricercatore dello stesso ente, pubblicati su una delle riviste più prestigiose a livello mondiale?

Forse perché ritiene, onestamente, che i risultati siano sbagliati o perfino falsi?

Non c’è dubbio che ci siano parecchi esempi di ricerche basate su falsificazioni dei risultati e perfino su dati totalmente inventati, anche pubblicate su riviste di alto livello. Ma per contestarle ci vogliono delle ragioni più che fondate.

Molto più prosaicamente ritengo che tutto dipenda da giochetti ben più miserabili, come il desiderio di di qualcuno nelle alte sfere di appropriarsi di una ricerca di fortissimo impatto mediatico, sperando di trarne il massimo profitto in termini di immagine e di carriera, per sé e per i suoi sodali. E perfino tagliando fuori chi il lavoro l’aveva fatto veramente.

Attendo con ansia le smentite. Ma la saga non è ancora finita.

  1. I tecnologi del CNR sono figure ibrida, che nella maggior parte dei casi non sono scienziati applicati o ingegneri, come ci si aspetterebbe in base al significato del termine tecnologo. Ma di questo parleremo diffusamente un’altra volta. 

  2. La congiunzione nonché infatti in questa accezione significa e anche, e inoltre, come pure. Lo dice la Treccani, non io, probabilmente ci possiamo fidare. 

  3. Non è affatto una esagerazione, ne hanno parlato tutti. Dai quotidiani come Repubblica, il Corriere, il New York Times, USA Today o il Guardian, ai magazine e ai siti web più o meno specializzati, Scientific American e Le Scienze, il National Geographic, lo Smithsonian, Archaeology. Perfino CNET. Anche la CNN, la BBC o NPR non si sono fatte sfuggire la notizia. E la RAI? Ci ha pensato solo RAI Storia, Vespa era già impegnato. 

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Sabino Maggi
Pubblicato da Sabino Maggi Segui
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