I sistemi operativi si stanno trasformando da monoliti rilasciati periodicamente con grandi squilli di tromba a sistemi fluidi e in continua evoluzione.
Apple ha fatto da apripista e a partire da OS X 10.8, Mountain Lion, rilascia ogni anno una nuova versione di OS X. Ognuna di queste contiene un certo numero di aggiustamenti e di nuove funzionalità rispetto alla versione precedente, ma finora senza stravolgimenti alla base del sistema operativo. El Capitan, OS X 10.11, in arrivo in autunno, sarà la quarta iterazione annuale.
Microsoft ha deciso che Windows 10, in uscita fra poco più di un mese, sarà (almeno per ora) l’ultima versione di Windows, dopo la quale ci saranno solo degli aggiornamenti, continui ma incrementali.
Questa strategia presenta dei vantaggi innegabili. In particolare perché spinge gli utenti ad usare sempre la versione più recente del sistema operativo, o al più le versioni immediatamente precedenti, semplificando il supporto del sistema operativo stesso. Apple è maestra in questo (come in tante altre cose) e ogni nuova versione di OS X viene adottata in pochi mesi dalla maggioranza degli utenti.
Per Windows è diverso. In base ai dati di NetMarkesShare, ancora oggi la parte del leone la fa Windows 7, usato sul 65% dei PC con Windows, mentre XP ha ancora una quota del 16.5%, quasi uguale al 18.5% di Window 8 e 8.1 insieme (i dati rielaborati di NetMarketShare sono contenuti in questo file pdf, purtroppo su Wordpress.com non posso allegare il foglio in Numbers).
Se si vuole che la maggioranza degli utenti mantenga continuamente aggiornata la propria versione di OS X o di Windows, non gli si può chiedere di spendere ogni pochi mesi decine o centinaia di euro. Di conseguenza aggiornare il sistema operativo deve diventare per forza di cose una operazione gratuita.
Per Apple è stata una evoluzione graduale ma ineluttabile. Ai tempi di Snow Leopard aggiornare OS X costava 29 euro, passando a 19 euro con Mountain Lion e diventando completamente gratuito con Mavericks.
Microsoft ci è arrivata solo ora e la prossima versione di Windows 10 sarà gratuita per chi oggi usa Windows 7 o Windows 8/8.1.
Però le analogie fra le due aziende finiscono qui.
Apple fa di tutto per semplificare la vita dei suoi utenti, a volte anche troppo.
Esiste una sola versione di OS X, che gira su tutti i Mac compatibili, che non ha bisogno di un numero di licenza né tanto meno di essere attivata. Se sul proprio Mac gira Yosemite, sarà di sicuro possibile installare El Capitan, probabilmente con un beneficio in termini di velocità ed efficienza del sistema.
Una volta scaricato El Capitan, questo sarà associato una volta per tutte al proprio account su App Store e potrà essere scaricato liberamente per sempre (per sempre è inteso qui in termini informatici) e reinstallato quante volte si voglia su tutti i propri Mac, esattamente come già succede per le versioni precedenti di OS X distribuite tramite l’App Store, cioè da Lion in poi.
Nessun caso particolare, nessun dubbio.
La Microsoft invece non si stanca mai di complicare la vita ai suoi utenti.
È vero che gli utenti di Windows 7 o 8/8.1 potranno aggiornare gratis il loro sistema operativo a Windows 10, ma solo entro un anno dall’uscita di Windows 10. Chi lo fa dopo – per pigrizia, per mancanza di tempo o anche solo per aspettare che il nuovo sistema operativo si diffonda e che vengano corretti i bachi più marchiani – dovrà pagare (e a caro prezzo) l’aggiornamento a Windows 10.1
Il percorso di aggiornamento è anche piuttosto contorto. Chi usa attualmente Windows 7 Starter, Home Basic o Home Premium potrà aggiornare a Windows 10 Home, chi invece usa Windows 7 Professional o Ultimate (si è mai accorto nessuno della differenza?) aggiornerà a Windows 10 Pro. Chi usa Windows Phone 8.1 aggiornerà a Windows 10 Mobile, mentre gli utenti di Windows 8.1 liscio passeranno a Windows 10 Home e infine quelli che usano Windows 8.1 Pro oppure Windows 8.1 Pro for Students passeranno a Windows 10 Pro. Per non dimenticare le versioni Corporate ed Enterprise che vengono vendute ed aggiornate in modo diverso.
È apprezzabile che, rispetto a Windows 7, Microsoft abbia ridotto il numero di versioni diverse di Windows 10, ma che senso ha continuare a differenziare Windows 10 Home da Professional, quando le differenze reali sono risibili? Non basterebbe una sola versione di Windows o al massimo due, una per gli utenti normali e una per le aziende, magari con certe funzioni aziendali attivate solo in base alla licenza?
Cosa succederà a chi dopo, l’anno di transizione, avrà bisogno di reinstallare Windows 10 da zero sul proprio PC, magari a causa del guasto di qualche componente del computer?
Secondo Microsoft si potrà sempre effettuare una reinstallazione da zero di Windows 10 sullo stesso computer. Purtroppo dimentica che, ogni volta che si cambia un componente hardware importante di un PC come la scheda madre o la scheda grafica, Windows non lo riconosce più come lo stesso computer e deve essere riattivato come se fosse un nuovo computer. Se non cambiano le cose, chi avrà la sfortuna di subire qualche danno hardware importante al proprio PC, potrebbe subire pure la beffa di dover acquistare la copia di Windows 10 che già girava sul PC.
Non c’è che dire, tutte scelte lungimiranti, che prevedibilmente creeranno legioni di utenti insoddisfatti e confusi.
Che ci sia dietro lo zampino di Apple?
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Non lo farà nessuno, chi mai spenderebbe 119 o 199 dollari per aggiornare un PC con già qualche anno sulle spalle? ↩