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L'università italiana è anche questo: dottori in fotocopie

Sabino Maggi Sabino Maggi Segui 23-Aug-2014 · 1 minuto di lettura
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La vicenda di Schettino all’università ha risvegliato ricordi ormai sopiti da tempo. Piccole cose, ma significative per dare un’idea delle magagne diffuse del sistema.

Alla fine degli anni ‘80 venne scoperto un nuovo tipo di materiali promettenti, detti superconduttori ad alta temperatura critica.

All’epoca ero appena tornato in Italia con un contratto di alcuni mesi presso una università, per implementare la tecnologia imparata durante il mio soggiorno all’estero.

Un giorno, mentre andavo in laboratorio, incrociai due tesiste nervosissime che stavano accatastando decine di faldoni nel corridoio. Il loro professore aveva deciso che avrebbero dovuto fotocopiare – in triplice copia! [*] – tutti gli articoli pubblicati fino ad allora sull’argomento dei superconduttori ad alta temperatura critica. L’argomento era caldissimo e in pochi mesi erano stati pubblicati centinaia di articoli sull’argomento.

Quella fu, più o meno, tutta la loro tesi di laurea: schiavizzate da un professore inetto a fare un lavoro di segreteria, invece che una attività di ricerca seria su un argomento di punta. Ma il loro professore aveva solo manie classificatorie, purtroppo le idee latitavano.

Il lavoro fu premiato con un sacco di punti, una ventina, aggiunti al voto di laurea, un do ut des molto conveniente.

I faldoni pieni di articoli sono diventati inutili dopo pochi mesi.


[*] Una copia per ciascuno dei suoi due uffici universitari e una per casa sua.

Sabino Maggi
Pubblicato da Sabino Maggi Segui
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