Per anni ci hanno ripetuto che Microsoft Office è essenziale nelle aziende, che garantisce una produttività nettamente maggiore di quella consentita dai pacchetti software concorrenti, che questi ultimi non possono competere con Office in termini di fedeltà al layout del documento originale, che gli strumenti per il lavoro collaborativo e per tenere traccia delle revisioni multiple dei documenti sono insuperabili.
Blah, blah, blah.
Sarebbe troppo facile rispondere cercando di mettere in evidenza i punti deboli di questi ragionamenti, ma non ne vale la pena (almeno questa volta). Troppi interessi, espliciti e non, girano attorno a questi articoli e a questi post.
Qualcuno ha mai dimostrato in modo inoppugnabile – quasi fosse un esperimento scientifico – perché scrivere un testo, produrre una presentazione o elaborare un foglio elettronico dovrebbe essere più produttivo con Microsoft Office che, diciamo, con LibreOffice o con iWork? O quali funzioni abbia Office che lo rendono indispensabile per le aziende?
Non lo ha fatto nessuno, finora, perché non è dimostrabile.
Poi arriva SoftWatch, una piccola startup, analizza l’uso reale di Office in aziende sparse in tutto il mondo e cosa scopre?
Che in realtà Microsoft Office è usato pochissimo dai dipendenti delle aziende esaminate. E che nella maggior parte dei casi i dipendenti usano Office solo per leggere i documenti, non per modificarli. Conclusione confermata dal fatto che il programma di Office più usato in assoluto è Outlook, che serve a scambiare informazioni e documenti, non certo a produrli.
L’indagine è pagata da Google, è vero, ma anche supponendo che i numeri siano parzialmente falsati da questo, getta comunque un’ombra sull’utilità reale di Office in azienda.
Non potrei esser più d’accordo. Usare oggi Office non ha senso. I migliori programmi concorrenti, la triade Pages/Numbers/Keynote di Apple o i prodotti open source LibreOffice/OpenOffice e persino le applicazioni solo online di Google, sono perfettamente adeguate per la maggior parte del lavoro da ufficio. E sono pure più stabili, più semplici da installare e perfino a costo zero.
L’ostacolo vero è la paura, oltre che la pigrizia, di cambiare abitudini consolidate e diventate ormai quasi un atto di fede.
“Uso Word da anni e non ho voglia/tempo di imparare qualcosa di diverso.” “Word è il migliore, gli altri non sono compatibili.”
I tempi cambiano. Cambiamo anche noi con loro.
The order is rapidly fadin’
And the first one now will later be last
For the times they are a-changin’
– Bob Dylan