A casa ho un iMac Aluminum del 2008 condiviso da tutta la famiglia. Dato l’uso intenso, negli ultimi tempi sono stato combattuto fra l’idea di affiancarlo con un secondo Mac, preferibilmente un Air, o di cercare di renderlo più veloce.
Nel corso degli anni, infatti, le prestazioni dell’iMac si sono degradate notevolmente. Il suo momento migliore è stato con Snow Leopard: il sistema era reattivo e scattante e io stesso mi stupivo osservando come fossero sufficienti solo pochi secondi per passare dalla schermata di login (quella dove sono elencati i vari utenti) ad un desktop perfettamente funzionale. Tutta un’altra cosa rispetto alla lentezza (anche alcuni minuti!) del login di Windows XP, che vedevo quasi ogni giorno sui PC dei colleghi o degli amici.
Purtroppo con Lion e Mountain Lion le cose sono peggiorate: il login è diventato lento come con XP (!) e il sistema in generale ha iniziato a diventare avvertibilmente più lento e pesante. Le applicazioni partivano come un’auto diesel degli anni ‘70 ed era praticamente impossibile utilizzare il cambio rapido di utente, che è una vera manna su un sistema condiviso.
Aggiornando a Mavericks la situazione è migliorata, anche se non in modo decisivo.
Era tempo di fare qualcosa o di comprare un nuovo Mac. L’hacker che è in me mi suggeriva di spendere la metà di un Air prendendo un PC portatile di qualità discreta, di buttare via Windows 8 e di installarci OS X (prima o poi lo farò…)
Invece ho deciso di seguire un approccio più convenzionale, provando ad usare un disco SSD. Inoltre, poiché l’iMac Aluminum è piuttosto fastidioso da aprire e bisogna smontarlo quasi completamente per accedere all’hard-disk, ho voluto essere prudente collegando l’SSD dall’esterno tramite la porta Firewire.
È ben noto che la porta Firewire è più efficiente della porta USB corrispondente. Nel primo caso, Firewire 400 e USB 2, non c’è storia, mentre nel secondo le cose sono leggermente più complesse. Infatti, se è vero che i benchmark mostrano che la Firewire 800 è più lenta della USB 3 nel trasferire singoli file di grandi dimensioni, è altrettanto vero che la Firewire 800 è più efficiente nel trasferimento di tanti file piccoli ed è quindi più adatta a gestire un disco esterno su cui sia installato un sistema operativo.
In ogni caso il mio iMac possiede una porta Firewire 800 ma solo porte USB 2 e quindi la scelta era obbligata…
Per l’SSD ho scelto un disco Samsung EVO. I Samsung sono oggi i migliori dischi SSD per rapporto qualità/prezzo e tutte le recensioni sono giustamente entusiastiche. E del resto, dovendo usare la porta Firewire, molto più lenta dell’interfaccia Serial ATA interna, non aveva senso scegliere un modello come il PRO, più performante ma anche più costoso. Ho trovato in offerta online il Samsung EVO da 250 GB a 140 euro, circa mezzo euro a GB, e non me lo sono fatto sfuggire.
Insieme al disco ho preso un case esterno Icy Box con porte Firewire 800 e USB 3.0 in alluminio: si adatta bene all’estetica dell’iMac e la qualità costruttiva è ottima. Il prezzo non troppo, quasi 60 euro sono molti, almeno in rapporto al prezzo dell’SSD, ma si sa bene che l’elettronica costa poco mentre in confronto la meccanica è molto più cara.
Inserito il disco SSD nel case e collegato il cavo Firewire al Mac, ho installato OS X 10.9.1/Mavericks scaricandolo dallo Store (e qui un grazie alla Apple che ha reso molto più semplice scaricare più volte le varie versioni di OS X!)
Ho preferito eseguire una installazione da zero piuttosto che trasferire il sistema operativo e i dati dal vecchio hard-disk meccanico per poter osservare meglio le prestazioni di un sistema pulito in questa configurazione. Inoltre il disco SSD è più piccolo di quello interno e quindi sarebbe stato comunque impossibile un trasferimento puro e semplice di tutto il suo contenuto.
È bastato installare OS X per accorgersi della differenza: l’installazione è durata circa la metà del tempo rispetto a quanto avevo impiegato poco tempo prima per aggiornare a Mavericks sul disco interno.
Ma è stata poi la vera esperienza d’uso giornaliera ad essere sbalorditiva.
Il sistema è tornato ad essere reattivo come ai temi di Snow Leopard e ora le applicazioni si aprono immediatamente, o quasi. Anche iTunes, che prima impiegava decine di secondi. Anche Word – che evito il più possibile di usare perché impiega un tempo lunghissimo a caricarsi anche sul mio MacBook Pro del 2011 – ora parte in pochi secondi (questo non mi farà cambiare idea su Word, ma almeno mi renderà meno pesante usarlo quando è assolutamente necessario).
Niente di nuovo si dirà. Si sa bene che un disco SSD è nettamente più veloce di uno convenzionale. Che senso ha ripeterlo per l’enensima volta qui?
Certo, lo so bene anch’io che un SSD è molto più veloce di un disco meccanico, ma qui stiamo parlando di una installazione su un disco esterno, fatta senza aprire il Mac e correre il rischio di far danni. Una installazione che può fare chiunque, anche se sa usare a malapena un cacciavite.
Già così l’aumento di velocità del sistema è notevolissimo. Immagino cosa otterrei se montassi il disco all’interno. Con 200 euro ho dato veramente una nuova vita ad un Mac sulla via del pensionamento.
L’unica cosa un po’ complicata è stata quella di configurare al meglio il sistema in modo da usare il disco SSD per il sistema operativo e le applicazioni e il disco interno per i soli dati (almeno i miei, i file di mia moglie e delle mie figlie occupano pochissimo spazio sul disco rigido rispetto a me e quindi non vale la pena preoccuparsene). Ma di questo vale le pena parlarne in un post apposito.
Un secondo SSD è già in viaggio: stay tuned.