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Frammenti di Android (parte 2)

Sabino Maggi Sabino Maggi Segui 25-Feb-2014 · 3 minuti di lettura
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Leggi la prima parte terza parte

È già passato un mese da quando ho confessato di usare Android. Nel frattempo il mio contratto è scaduto ed ora ho un iPhone 5c al posto del Samsung Galaxy S.

Il Samsung Galaxy S è stato un ottimo cellulare dal punto di vista hardware, penalizzato purtroppo dalla versione installata di Android, per di più personalizzata dalla Samsung.

Ho preso il Galaxy S nel luglio del 2011 con un contratto di 30 mesi. Inizialmente vi era installato Android 2.2 (Froyo) aggiornato dopo qualche mese “automaticamente” ad Android 2.3 (Gingerbread) tramite il tremendo (ma non c’erano alternative) programma Kies di Samsung (“automaticamente” è un eufemismo se parliamo di Kies, uno dei peggiori programmi che abbia mai usato).

Nel primo anno il Galaxy S andava discretamente bene e il sistema era sufficientemente veloce, nonostante gli sforzi di Samsung di renderlo inusabile con l’interfaccia TouchWiz.

Con il tempo però, installando nuove applicazioni ed aggiornando quelle vecchie, il cellulare è diventato sempre più lento. E quel che è peggio si bloccava spesso all’improvviso (andava in freeze come di dicono gli americani rendendo benissimo l’idea) e l’unica soluzione era rimuovere fisicamente la batteria per riavviarlo.

Pensate a quanto potesse essere angoscioso ricevere una telefonata da una figlia, scoprire di non poter rispondere perché il telefono si era bloccato, precipitarsi a rimuovere la batteria e dover aspettare un paio di minuti per il riavvio prima di riuscire a richiamare.

Alla fine ho deciso che l’unica soluzione era quella di installare sul cellulare una ROM custom, sperando così di renderlo di nuovo usabile. Con il termine ROM si intende il sistema operativo del telefono (Android in questo caso), memorizzato in una memoria riscrivibile a stato solido come quella dei dischi SSD e delle chiavette USB.

Nel mondo Android una ROM custom è una versione di Android non fornita dal venditore del cellulare (che invece è definita ROM stock) ma sviluppata indipendentemente a partire dai sorgenti originali di Android (AOSP, Android Open Source Project) per uno o più modelli specifici di cellulare.

Il numero di ROM custom è assurdamente alto, quasi come il numero di distribuzioni di Linux. Wikipedia ne cita ben 22 fra quelle più affermate, ma in realtà ne esistono molte di più che spesso differiscono fra loro per particolari quasi solo cosmetici. TheUnlockr.com elenca più di 165 ROM custom solo per il mio Samsung Galaxy S i9000, un cellulare ormai da tempo fuori di produzione.

Tenendo conto che ogni modello di cellulare Android richiede una ROM adatta al suo hardware, il numero di combinazioni possibili diventa stratosferico.

Inoltre, cercare informazioni in rete è estremamente dispersivo, proprio a causa della estrema frammentazione del mondo Android. Se è vero che il sito di riferimento è XDA Developers, è anche vero che trovare quello che si cerca nei forum è veramente come cercare un ago nel pagliaio, e quindi anche i siti meno prestigiosi e omnicomprensivi diventano utilissimi.

E in ogni caso, prima di poter installare una ROM custom, bisogna effettuare il cosiddetto rooting del cellulare: in pratica ottenere i privilegi di amministratore del sistema operativo (il cosiddetto utente root nei sistemi Unix, Linux e anche OS X). L’utente root è normalmente disabilitato in Android (e anche nei sistemi Linux recenti): proprio perché può fare tutto, può anche facilmente fare danni al sistema.

Purtroppo il processo di rooting varia molto da cellulare a cellulare. Per fortuna sul Galaxy S è relativamente semplice perché Samsung non pone ostacoli particolari, e può essere eseguita anche con il Mac.

Anzi, non si tratta nemmeno di un vero e proprio rooting, quanto di installare un kernel (la componente fondamentale dei sistemi operativi bastati su Unix) custom in cui l’utente root è già attivato (almeno se ho capito bene tutta la faccenda). Con altri telefoni è tutta un’altra storia, spesso molto più complessa e pericolosa e, se non viene seguita alla lettera, può rendere facilmente inusabile il telefono.

Alla fine, eseguito finalmente il rooting del cellulare, si tratta di decidere quale ROM custom installare.

Come se fosse facile…

(Continua)

Sabino Maggi
Pubblicato da Sabino Maggi Segui
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